sabato 21 dicembre 2013

Susinni e Monforte ci ricascano: vent’anni dopo di nuovo in carcere

 Sono dieci le persone finite in manette nel corso dell’operazione “Town Hall”, al fine di scardinare la rete di presunti intrecci tra mafia e politica mascalese.
Oltre ai due ex amministratori Filippo Monforte e Biagio Susinni, che per circa un ventennio si sono avvicendati alla guida del’amministrazione e per i quali si sono aperte le porte del carcere, i carabinieri della compagnia di Giarre, coordinati dalla Procura della Repubblica di Catania, hanno arrestato altre otto persone. In cella sono finiti anche Alfio Romeo, uomo ritenuto esponente del clan Laudani e dal quale sono partite le indagini attraverso delle intercettazioni, e Ugo Vasta, noto farmacista.
Sono stati concessi gli arresti domiciliari, invece, a Carmelo Nicodemo, Vincenzo Barbatano, Vito Musumeci, Leonardo Patané, Francesco Sorbello, e Alfio Luciano Massimino (nipote del compianto Presidente del Calcio Catania Angelo Massimino).
Gli indagati sono ritenuti responsabili a vario titolo ed in concorso tra loro dei reati di corruzione aggravata dal metodo mafioso, corruzione continuata per un atto contrario ai doveri d’ufficio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposta e millantato credito.
L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia parte da lontano. Susinni e Monforte erano già finiti in carcere nel 1993 per reati molto simili a quelli contestati oggi. Pian piano, però, una volta usciti dal carcere i due ex amministratori hanno ricostruito una base di consenso che nel 2008 gli ha riaperto la stanza dei bottoni del Comune, con l’elezione di Monforte a Sindaco e Susinni a Presidente del Consiglio. Da qui è ripartito il “rewind” di una storia già vista.
Secondo gli investigatori al centro del disegno criminale di Monforte-Susinni c’era il PRG, modificato ad arte per favorire speculazione in cambio di laute bustarelle.
I carabineri, inoltre, hanno scoperto anche che Susinni avrebbe fatto credere ad alcune persone indagate di avere la possibilità, sempre dietro pagamento di denaro, di potere intervenire presso la Corte di Cassazione per ‘pilotare’ alcune sentenze e presso l’Università di Messina per favorire degli studenti nel superamento dei test di ingresso alla facoltà di Farmacia e medicina o negli esami alla facoltà di giurisprudenza.
Lo scorso 27 marzo il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, ha già deliberato lo scioglimento del Comune per mafia, a seguito di un’altra indagine sfociata nel gennaio scorso nell’operazione “Nuova Jonia”. In questo caso la commistione tra mafia e politica riguarda la gestione dei rifiuti, non solo a Mascali ma anche in alcuni Comuni limitrofi.

(A.C. - I Vespri)


Giarre, Ecco perché il rendiconto sul bilancio 2012 è un imbroglio

Quella che vi raccontiamo questa settimana è la storia di un colossale imbroglio fatto di conti per nulla chiari e contraddittori; la storia di una politica “malata” in combutta con una altrettanto cattiva burocrazia.
Prendendoci la briga di andare a scartabellare una notevole mole di “carte”, abbiamo messo sotto la nostra lente il rendiconto sull’esercizio finanziario 2012, cioè lo strumento con il quale il Comune giustifica le proprie spese ai cittadini.
Le gravi irregolarità che attengono al rendiconto 2012 riguardano principalmente tre tronconi: Servizio idrico, Tarsu, Servizi conto terzi. Ma andiamo con ordine.
La vicenda del canone idrico raddoppiato in un sol colpo con l’ormai tristemente famosa determina 75/bis è noto, basterebbe solo questo per gridare -giustamente- allo scandalo. Ma andando a guardare i numeri probabilmente si può parlare di qualcosa che va oltre lo scandalo. Dal 2003 al 2010 il costo del servizio idrico è costato al Comune una cifra compresa tra un milione di euro e poco meno di un milione e mezzo; nel 2011 il costo è lievitato alla cifra stratosferica di € 2.340.236, ovvero un milione in più rispetto all’anno prima. La voce che ha fatto schizzare il costo complessivo del servizio è stata quella in riferimento all’acquisto dell’acqua: nel 2010 l’acqua è costata al Comune € 274.980, nel 2011 e nel 2012 è costata mediamente € 750.000, una lievitazione dei costi del 181%! Come se non bastasse, nel bel mezzo di questa giungla di numeri “farlocchi” c’è un mistero: perché nel rendiconto 2012 c’è scritto che il servizio è costato € 2.228.000, mentre nella relazione della Giunta Bonaccorsi sul rendiconto 2012 c’è scritto che è costato circa
€ 1.500.000?
A fronte di questi numeri scandalosi, il Sindaco anziché promettere per l’anno prossimo fittizie riduzioni del 25% basate sui conti di cui sopra, avvalendosi dell’istituto dell’autotutela dovrebbe ritirare immediatamente la determina che ha raddoppiato il canone idrico, chiedendo un secondo dopo a chi di competenza il perché da un anno all’altro il costo della fornitura dell’acqua è aumentato di oltre € 500.000. Altro che populismo, a Giarre bisogna restaurare lo Stato di diritto.
Passiamo al capitolo Tarsu. Nel rendiconto 2012 c’è scritto che il Comune ha incassato dalla tassa sui rifiuti circa sei milioni di euro, spendendone quattro per il servizio, più due per la “nebulosa” voce “altre spese”, nella quale figurerebbero affitti di uffici, dipendenti, etc.. Ecco, anche qui tutto fa puzza di bruciato, perché in merito alla differenza tra costo della tassa e costo del servizio la legge è chiara: la Tarsu non è una imposta, ma è una tassa ed in quanto tale non può avere un’entrata superiore rispetto al costo del servizio. Invece, alla lettura attenta dei dati, salta fuori che una parte consistente della Tarsu ha avuto la funzione di “Bancomat” della politica a spese dei cittadini.
Infine, capitolo servizi conto terzi; la legge dispone che in questa voce di uscita e di entrata del bilancio comunale “occorre inserire tutte quelle entrate , con pari contropartita di uscita, che non hanno rilevanza ai fini economici-finanziari per l'ente”, ad esempio: il Comune sottrae dagli stipendi dei suoi dipendenti somme pari alle trattenute erariali. La materia in questione è rigidamente regolamentata dall’osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali del Ministero dell’Interno, il quale ha previsto solo sei casi in cui è prevista la possibilità di utilizzare questo strumento. Orbene, nel solo 2012 il Comune di Giarre ha inserito in questo capitolo voci di spesa irregolari per un valore complessivo di oltre € 500.000 (parcelle di avvocati, consulenze esterne a vario titolo, etc.), tutte spese, quindi, che non rientrano nelle voci previste dalla legge. Perché questo escamotage? Perché le spese conto terzi esulano dal conto complessivo del patto di stabilità imposto ai Comuni per contenere le spese, permettendo così una via di fuga semplice per una spesa corrente off-limits.
Alla luce di tutto ciò appare assolutamente incredibile che la nuova maggioranza -vecchia in gran parte delle facce- possa chiudere gli occhi e avallare queste scellerate politiche finanziarie. La mancata denuncia di questo insostenibile rendiconto, seguita anzi dalla silente approvazione, segna inesorabilmente la fine di qualsiasi dialogo tra chi amministra e chi persegue la strada della verità, della giustizia e della legalità. Da domani non potrà esserci altra richiesta nei confronti di questa nuova/vecchia maggioranza, se non quella di un sonoro “tutti a casa”, senza differenze né giustificazioni. 

(Alberto Cardillo - I Vespri)


  

Mafia. Macaluso: “Tutti i vertici della Dc convissero con la mafia.”

Qualche giorno fa a margine della presentazione del libro “Comunisti e Riformisti. La via italiana al Socialismo”, evento organizzato a Giarre dalla Fondazione Nuovo Mezzogiorno di Salvo Andò, abbiamo colto l’occasione per intervistare Emanuele Macaluso. Con lo storico leader comunista abbiamo affrontato il delicato e attualissimo tema dello sviluppo del fenomeno mafioso e delle sue connivenze con la politica. Il quasi novantenne Macaluso, come nel suo stile, non ha avuto peli sulla lingua.

On. Macaluso, negli ultimi anni molti esponenti della politica e della storiografia -specie da destra- sono arrivati alla conclusione che la moderna espansione della mafia ha avuto inizio durante la parte terminale del secondo conflitto mondiale, all’indomani dello sbarco alleato. In seguito restaurare le vecchie istituzioni, anche il nuovo Stato democratico si servì allora della mafia; infatti i primi sindaci antifascisti dell’Italia liberata furono, ad esempio, Genco Russo e Calogero Vizzini.

Quanto c’è di veritiero in questa analisi storico-politica?
Di vero c’è una cosa: quando sono sbarcati gli alleati in Sicilia nel luglio del 1943, i partiti tradizionali, erano deboli, anzi debolissimi, per via della lunga clandestinità. Quindi gli alleati arrivarono sapendo una cosa -la sapevano perché avevano studiato bene la storia della Sicilia- che le forze che avevano poteri con le masse erano tre: la chiesa, gli agrari e la mafia. Loro si poggiarono su questi tre pilastri. E’ vero che Vizzini fu nominato sindaco di Villalba, ma a Palermo fu nominato Lucio Tasca, presidente degli agrari della Sicilia, colui che aveva scritto un libretto dal titolo significativo: Elogio del latifondo. Tasca non era mafioso, ma era comunque connivente con il sistema. Quindi da questo punto di vista anche il movimento separatista ebbe caratteri diversi, per esempio, nel catanese vi fu un separatismo di sinistra, cattolico, popolare; nella Sicilia occidentale vi fu un separatismo mafioso in collaborazione con gli agrari. Poi bisogna puntualizzare che in Sicilia non c’era un Governo italiano, c’era l’AMGOT, il governo degli alleati, presieduto dal Col. Charles Poletti, vi era persino un’altra moneta, le AM Lire. La Sicilia visse una vicenda separata dal resto d’Italia. In questa vicenda non vi è dubbio che non solo Vizzini e Russo furono protagonisti del potere politico-mafioso, ma anche nel resto dei Comuni della provincia di Palermo, di Agrigento, etc, tutta la vecchia mafia -allora giovane-, esercitava un potere sociale prima che politico. E Quando cominciarono le prime occupazioni delle terre, a seguito della legge Vullo, dopo la svolta di Salerno di Togliatti, i mafiosi cominciarono anche ad ammazzare rappresentanti del popolo, dei sindacati.

Quali responsabilità storiche -se vi sono- ha la Democrazia Cristiana nel mancato contrasto alla mafia?
La responsabilità maggiore della Dc è dopo il ’48, perché prima del ’48 la mafia era ramificata nel partito liberale, nel partito monarchico e solo alcuni in pezzi Dc. Dopo il ’48, la mafia, che si orienta sempre verso chi ha il potere, capì che la Dc era il partito del potere e si spostò tutta su di essa. Quindi la Dc per fare un solido blocco sociale e politico in Sicilia, ha dovuto mettere dentro tutto il sistema mafioso, considerando la mafia parte della società che esisteva. Tant’è vero che Io ho pubblicato in un mio libro una dichiarazione di Giuseppe Alessi, primo Presidente della Regione Siciliana e grande esponente della Dc, il quale al Corriere della Sera dichiarò che la Dc si trovò a dover scegliere se combattere la mafia o i comunisti, e scelse di combattere i comunisti; ecco perché la mafia fece parte del sistema. La mafia, quindi, si mise al servizio degli apparati dello Stato. Il banditismo in Sicilia, faccio un esempio, non è stato distrutto dai Carabinieri ma dalla mafia. La mafia era un braccio dello Stato. E poi, sempre la mafia liquidò Giuliano, nel 1950 quando vi fu la farsa della sua uccisione, dissero che l’avevano ucciso i Carabinieri, invece l’avevano ucciso i mafiosi, consegnandolo poi da morto ai Carabinieri.

Qual è l’idea che lei ha maturato sull’omicidio di Salvo Lima? E poi, davvero Andreotti fu connivente con il sistema di Cosa Nostra, oppure questa è un’accusa di quelle che Andreotti derubricava così: “guerre puniche a parte mi hanno attribuito di tutto”?
Guardi, sugli anni che vennero dopo il ’48, anche Andreotti disse che la Dc conviveva con il sistema mafioso, perché la Dc riteneva che il potere da lei rappresentato era in grado di controllare la situazione. Quando invece la mafia cominciò a fare attività terroristiche, lì si interruppe il rapporto di collaborazione o connivenza. Salvo Lima fu ucciso durante la campagna elettorale del 1992, perché considerato uomo di collegamento con il sistema politico che non era stato più in grado di mantenere i patti presi con la cupola mafiosa. I mafiosi uccidendo Lima avvertirono Andreotti e tutta la Dc, facendo capire che da quel momento avrebbero potuto uccidere non solo magistrati e Carabinieri, ma anche uomini politici, e questa era una grave novità.
Comunque, rispondendo alla sua domanda, non è che Andreotti ebbe un rapporto con la mafia diverso di quello che ebbero altri capi notabili della Dc. Ciancimino, Lima e Gioia erano tutti fanfaniani, poi Ciancimino e Gioia litigarono con Lima e quest’ultimo si mise con Andreotti…


Quindi è da sfatare la visione di un Andreotti esponente politico romano della mafia?
Andreotti è stato più cinico, ma tutti i capi della Dc hanno avuto lo stesso rapporto con la mafia. Il rapporto, ripeto, finì solo con l’esplosione del terrorismo, poiché a quel punto, esplosa la guerra la Dc non poteva far altro che difendere lo Stato, infatti il primo decreto che rimise in carcere tutta la cupola mafiosa -che era stata messa fuori dalla Cassazione per fine termini di custodia-, fu proprio di Andreotti.

Vent’anni fa partiva l’operazione “Vespri siciliani” voluta dall’allora Ministro della Difesa Salvo Andò. All’epoca l’operazione raccolse molti consensi tra la gente comune ma anche qualche mugugno tra gli attori della politica che a loro dire temevano la militarizzazione del territorio nazionale. Lei non crede che se lo Stato avesse reagito prima con questa durezza, forse sarebbe stato possibile, non dico sradicare, ma quantomeno depotenziare notevolmente il fenomeno mafioso?
Penso di sì, non c’è dubbio che quell’azione ha avuto un forte significato politico. Vede, quelli che contano sono i segnali politici, l’opera di repressione è importante, certo, ma i segnali politici sono fondamentali, facendo capire che lo Stato non ci sta, che lo Stato non convive, che lo Stato si contrappone. La mafia ha fiuto politico, non ci sono solo i contadini di Corleone, ci sono uomini che hanno finissimo fiuto politico e conoscono bene le cose della politica.

Lei ci crede alla trattativa Stato-mafia?
Guardi, nel mio libro politicamente s/corretto ho trattato lungamente la questione della trattativa. Io così come è impostato il processo sono molto critico, perché si basa su delle accuse al Gen. Mori, il quale è stato già due volte assolto da due processi per non aver commesso il fatto. Il terzo processo a Mori si fonda su cosa? Sulle dichiarazioni taroccate del giovane Ciancimino? Questi non è altro che imbroglione degno di suo padre. Per il resto questo nuovo processo si basa su fatti che non riescono ad avere una consistenza, come si è dimostrato anche nei processi che ci sono stati per l’uccisione di Borsellino. Quindi a mio avviso questa vicenda della trattativa, così com’è impostata, non ha una base convincente.

C’è da temere per le minacce di Riina al Procuratore Di Matteo?
Sulle minacce di Riina bisogna essere prudenti, perché Lui è in carcere ha degli ergastoli e non credo abbia ormai una grande influenza sul sistema mafioso, però il pericolo che la mafia voglia vendicarsi sui magistrati che li hanno perseguiti c’è sempre. Credo, quindi, che lo Stato faccia bene a rafforzare e garantire la sicurezza ai magistrati.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 21/12/13)

sabato 14 dicembre 2013

Barnard scalda la platea di Giarre: “Abbandonare l’Eurozona per salvare l’Italia”

“Vedete questo? -Barnard imbraccia un Crocifisso- Bene, non è il momento di chiederci chi ci ha messi qui, ma dobbiamo trovare al più presto il modo di staccarci”.
Inizia così la lunga e interessantissima conferenza fiume di Paolo Barnard, tenuta qualche giorno fa presso una gremita aula magna dell’”Enrico Fermi” di Giarre.
Paolo Barnard, insieme ad economisti del calibro di Warren Mosler e Mathew Forstater, è uno dei massimi esponenti della “Mosler Economics Modern Money Theory for Public Purpose”. La ME-MMT è una scuola di economia che eredita cento anni di sapere economico, partendo dall’esempio dei padri fondatori J.M. Keynes, Abba Lerner, Hyman Minky.
Negli ultimi anni, Barnard ha chiamato in Italia i massimi esponenti della ME-MMT, tenendo due convegni nazionali intitolati “Non eravamo i PIIGS, torneremo Italia”, da questi convegni ne è venuto fuori un programma di “salvezza economica nazionale”.
“L’Italia uscì distrutta dalla guerra -spiega Barnard-, eppure nel giro di trent’anni siamo diventati una grande potenza industriale, giungendo ad essere la quarta potenza mondiale. Poi a fine anni ’70 qualcosa ha cominciato a cambiare, portando lentamente il Paese alle condizioni attuali: sprofondato nella vergogna dei PIIGS, i ‘maiali’ d’Europa”.
Barnard punta il dito contro i trattati europei, in particolare quelli associati all’eurozona: “ci hanno tolto la sovranità costituzionale, parlamentare e monetaria. Ci hanno tolto tutto”.
Secondo la visione della ME-MMT, l’UE altro non è che un mostro messo in piedi dalle grandi lobbies della finanza, delle banche, della nobiltà decaduta, per arrestare l’avanzare della democrazia e quindi della sovranità popolare.
“Nel ’79 abbiamo eletto un parlamento europeo che non può fare leggi -spiega Barnard-, da allora dovevamo capire che l’Europa era una truffa! E poi, ad esempio quanti cittadini conoscono i componenti della Commissione Europea? Chi li elegge? Cosa fanno? Il problema è che negli anni in cui sono stati fatti questi trattati capestro noi eravamo troppo impegnati a guardarci l’ombelico”.
In questa spiegazione è importante mettere a fuoco una verità sconcertante spesso sottovalutata o scarsamente considerata dal popolo: la legge italiana dà la sovranità al popolo che elegge il Parlamento per darsi delle regole. Con la cessione di sovranità all’UE, le leggi fatte a Bruxelles da burocrati sconosciuti valgono più delle leggi italiane; un vulnus democratico enorme.
Secondo quanto spiegato da Barnard “i Governi usciti dalla seconda guerra mondiale, avevano individuato nella capacità dello Stato nel gestire la moneta, l’essere regolatore dell'economia dei cittadini, e questa era una soluzione atroce per i potentati economici, perché uno Stato sovrano, democratico e proprietario della moneta, non può essere fermato da nessun gruppo di potere. Nel frattempo però -continua Barnard- gli oligopoli di potere si sono messi in moto per cancellare questo modello, partendo nell'opera di cancellazione di questa storia. Hanno messo in piedi un piano di ‘contiguità’con il mondo accademico, poiché, da dove escono fuori i dirigenti? Dalle università, e infatti sono entrati lì dentro. Naturalmente sono entrati pacificamente con le fondazioni, formando i nuovi colletti bianchi, durante e dopo l'università (vedi Draghi, Monti, Padoa Schioppa) all’idea che questo modello andava distrutto”.
Effettivamente, anche se il racconto di Barnard può sembrare un po’ troppo “complottista”, il fatto che ben 254 lobbies delle banche lavorano presso l'UE, collaborando alla redazione dei trattati, è uno sconvolgente dato di fatto.
Insomma, secondo la ME-MMT, l’euro non è altro che un’invenzione elitaria volta a distruggere la sovranità degli Stati, imponendogli una moneta “straniera” da prendere in prestito dalle banche.
E anche su questo come dargli torto? Chi di noi ha votato sull’entrata dell’Italia nell’euro?
E allora, come venire fuori da quest’incubo?
Secondo il programma steso dalla ME-MMT per l’Italia, il nostro Paese dovrebbe uscire dall’Eurozona, cosa che a loro dire non solo non costerebbe miliardi ma addirittura rilancerebbe di miliardi la ricchezza nazionale, con la Piena Occupazione, la piena produzione aziendale, il rilancio delle infrastrutture, l’arrivo di investimenti esteri, e non ultimo, il recupero della sovranità monetaria e parlamentare. In poche parole, lo Stato si riporta nella condizione di mettere in circolazione tanta moneta quanto ne serve per risollevare la sottoeconomia schiacciata dall’austerity e dai trattati europei, chiudendo il rubinetto dell’emissione di denaro una volta rilanciata l’economia. L’interessante programma, corredato anche di molte risposte alle tante obiezioni che vi si pongono, è interamente scaricabile su http://memmt.info/site/programma/.
L'evento è stato curato da Salvatore Lorenzo Patanè e Massimo Randazzo, con il prezioso supporto della coordinatrice del gruppo ME-MMT siciliano Rosanna Maniscalco. “L’incontro -dichiarano gli organizzatori- ha riscosso un successo andato ben oltre le nostre aspettative. I meriti maggiori vanno comunque attribuiti a Paolo Barnard, che per circa tre ore ha argomentato le teorie economiche ME-MMT, denunciato ‘l'economicidio’ in atto nei Paesi dell'Eurozona, e risposto alle numerose domande del pubblico. Presto nuove iniziative e nuove attività divulgative”.

(Alberto Cardillo - I Vespri)




lunedì 2 dicembre 2013

Giarre. Quando il falso conservatore si improvvisa finto progressista

Questa volta a farne le spese di una così poco accorta politica sociale, sono stati gli alunni di una scuola elementare giarrese. Lunedì scorso, i bambini, i genitori e, a quanto pare anche le maestre, credevano di partecipare ad una premiazione presso il teatro Rex, per i loro lavori nell’ambito del concorso intitolato a “Maria Rita Russo”, vittima di violenza coniugale, mentre, loro malgrado, si sono ritrovati alla messinscena dello stupro di Franca Rame. Si, nessun dubbio, parliamo proprio del monologo teatrale che per circa 15 minuti , ripercorrendo la drammatica esperienza dall’attrice, con un testo sempre più incalzante e carico di terrore, fa riferimento ad un atto sessuale violento. Molti genitori hanno deciso di abbandonare in fretta il teatro, permettendo la prosecuzione dello spettacolo, ma il loro gesto di civiltà democratica, è stato tacciato dagli organizzatori come esempio di bigottismo. In effetti, l’Amministrazione giarrese nella figura del Sindaco e di tutta la sua Giunta, anch’essa in prima fila, ha dimostrato di sconoscere le ben più elementari nozioni di pedagogia dello sviluppo. E dire che in questo caso non ci voleva una Montessori o una delle sorelle Agazzi per capire che il tema era assolutamente inadatto a quel pubblico. Hanno ignorato quanto siano forti le spinte imitative in un bambino che tende ad emulare gesti, comportamenti e parole, senza rendersene conto. Uno spettacolo simile andava organizzato con più accortezza e sensibilità, nel rispetto delle leggi vigenti escludendo dalla rappresentazione i minori. Ma pazienza, ancora una volta il nostro Sindaco sul ritornello: “Io ho fatto, io ho fatto …” e sull’ ostentazione autocelebrativa di un operato politico anodino, ha dimostrato non solo la sua ignoranza, ma anche insensibilità e scarso rispetto verso le posizioni diverse di chi desidera educare i figli, ancor in tenera età, con esempi diversi rispetto a quelli propugnati dalla nostra Amministrazione.

G.G.

sabato 23 novembre 2013

Giarre. Giochi d’astuzia e di società a Giarre Contemporanea

Movimenti carsici attraversano il consiglio comunale di “Giarre Contemporanea” , nella seduta della settimana scorsa, tre consiglieri di gruppi di opposizione, Salvo Zappalà –all’insaputa del collega di gruppo nunzio Musumeci-, Giovanni Gulisano e Gabriele di Grazia –questi ultimi componenti di gruppi uni personali- danno vita ad una federazione –fatto inusitato- dal nome “Progetto Giarre”,ma la notizia del giorno è stata la costituzione di un nuovo gruppo consiliare in seno alla maggioranza denominato Art.4 . La nuova formazione, omonima di quella costituita all’Assemblea Regionale Siciliana, ivi presieduta dall’On. Sammartino, è composta da Raffaele Musumeci, che si trasferisce, al momento, sugli scanni della maggioranza e da Carmelo Strazzeri, che già vi sedeva. Come avviene all’ARS dunque Art. 4 nasce dall’ adesioni di eletti in altre liste, segnatamente Musumeci in “Vitale per Giarre” e Strazzeri in “Rilan Giarre”, effettuando la meritoria opera di soccorso al vincitore. Appare chiaro come nel consiglio comunale di “Giarre Contemporanea” si giochi una partita di posizionamento, talvolta per osmosi con la politica regionale e chissà nei prossimi giorni con gli eventi della politica romana. Ciò a tutto discapito dell’attività di indirizzo politico e dell’attività di controllo, che l’assemblea rappresentativa deve per sua natura esercitare nei confronti di Sindaco e Giunta, i quali come organo esecutivo sono posti a capo dell’apparato amministrativo. Ma nella Giarre Contemporanea è tempo di giochi d’astuzia nello scacchiere del consiglio, e di grandi giochi di società – e di consorzio- dove a turno nomi eccellenti siedono sulla poltrona rimasta libera, finché ve ne sarà una, come in un gioco di tenera infanzia. Sotto il tappeto resta la polvere, la polvere del dissesto infamante –per chi lo procura o per chi lo dichiara?-, che si preferisce scacciare come un pensiero cattivo, mentre i suoi costi vengono scaricati sui cittadini –quale sarebbe se non questo il significato dell’aumento del 100% del canone dell’acqua?- preservando da responsabilità pericolose i politici di ieri, che sono anche quelli di oggi.

D.L.

Giarre. 75/bis (raddoppio canone acqua), monta la rabbia dei giarresi: “E’ un aumento ingiusto ed ingiustificabile”

Gli osservatori più attenti avevano capito già un anno fa che la 75/bis oltre ad essere un imbroglio era una bomba ad orologeria per i bilanci familiari di migliaia di famiglie giarresi.
Qualcuno denunciò, ma ad ascoltare furono in pochi, quasi nessuno. I giarresi capiranno con compiutezza quando riceveranno le bollette, così si disse all’epoca, ed effettivamente così è stato.
In questi giorni è esplosa la rabbia di migliaia di giarresi che non vogliono sentirne di pagare l’ennesimo aumento tributario per coprire le falle del bilancio comunale; falle create dalla stessa politica che chiede sacrifici.
In questo contesto si inserisce la petizione online lanciata sul gruppo Facebook “I Vespri - Pagina Jonico-Entea”, la quale in poco più di 24 ore ha raggiunto oltre un centinaio di adesioni.
Oggetto della petizione è la richiesta indirizzata al Sindaco di ritirare la determina 75/bis.
“Nei giorni scorsi -si legge nel testo della petizione- i giarresi hanno ricevuto le bollette dell'acqua, scoprendo che il costo del servizio idrico era raddoppiato!
Il clamoroso aumento è dovuto alla "famosa" determina 75/bis voluta dall'ex Sindaco Sodano per evitare il dissesto finanziario del Comune di Giarre. Da allora sono stati in molti ad evidenziare come quest'atto amministrativo presentasse evidenti profili che inducevano a ragionevoli dubbi sulla validità legale dell'atto.
A metà novembre sui dubbi di validità e legalità, è arrivata la conferma della procura che sulle modalità che hanno portato all'adozione della 75/bis ha notificato un avviso di chiusura indagine a carico dell'ex Sindaco e del dirigente finanziario.
A questo punto, chiediamo al Sindaco Roberto Bonaccorsi di ritirare immediatamente quest'atto che oltre ad essere sotto la lente della giustizia ha gettato nella disperazione migliaia di giarresi che ogni giorno combattono con la più grande crisi dal dopoguerra ad oggi”.
Molti i cittadini che insieme alla loro firma hanno voluto lasciare anche il loro commento sulla questione, Salvatore dice: “Siamo al collasso non occorre infierire ulteriormente”, mentre Eliana spiega che “aumentare una tassa del 100% è assolutamente vergognoso ed anche se non si è il diretto responsabile, non cercare di porvi rimedio è inaccettabile”.
Nel frattempo il Sindaco ha cercato di calmare le acque affermando che non può ritirare la determina -siamo sicuri? Eminenti amministrativisti affermano il contrario- e che si è adoperato per rateizzare il costo del canone. Come se un medico una volta essersi accorto di aver dato al proprio paziente una pillola gravemente sbagliata, prescrivesse nuovamente la stessa pillola però divisa in due; alla fine il paziente, anche se più lentamente, muore lo stesso.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 23/11/2013)

Giarre. Il Convegno del Centro per l’impiego: dai fondi europei nuove speranze contro la disoccupazione

Come incentivare le imprese a creare lavoro in questo momento di buia crisi economica? Se n’è parlato lunedì scorso presso l’Istituto Alberghiero di Giarre, ove si è svolto un convegno dal titolo “Nuove opportunità di lavoro negli incentivi a sostengo delle aziende”. Ad organizzare l’incontro è stato il Centro per l’impiego di Giarre diretto dalla Dott.ssa Nerina Patanè.
Nel parterre degli ospiti, tra gli altri, era presente un’importante delegazione dell’Ars rappresentata da: Nello Musumeci (capo dell’opposizione - Lista Musumeci), Anthony Barbagallo (Partito Democratico) e Giancarlo Cancelleri (MoVimento 5 Stelle).
Come ha avuto modo di sottolineare la Dott.ssa Patanè, i dati sono tristemente noti, la disoccupazione giovanile in Sicilia supera il 50% ed è in costante aumento il numero di giovani che non riescono ad inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro; crescono in maniera esponenziale anche i giovani “rassegnati e sfiduciati”, i “neet” (cioè coloro che non studiano e non cercano lavoro).
Andrea Milazzo, presidente della CNA di Catania ha spiegato invece come sia impossibile fare impresa in Italia, poiché, nonostante gli interventi in favore dell’occupazione (L.407/90, apprendistato, ect), il peso fiscale complessivo ha superato il 68% e per questo motivo in Sicilia dall’inizio della crisi ad oggi hanno chiuso i battenti centinaia di migliaia di imprese.
Come combattere questa situazione? Secondo la Patanè una grossa mano verrà dal progetto anti-disoccupazione finanziato dall’Unione Europea, il piano“Youth Guarantee” (Garanzia Giovani).
Attraverso il Piano per la Garanzia Giovani l'Italia attuerà misure volte ad assicurare che i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni ricevano una formazione adeguata alle loro attitudini e vengano opportunamente sostenuti ed indirizzati verso il mondo del lavoro. A partire dal 2014 i giovani saranno coinvolti, tra l'altro, in attività di sensibilizzazione, informazione e orientamento fin dalle scuole, verranno rafforzate le azioni nei confronti di coloro che hanno abbandonato, o rischiano di abbandonare, la scuola, verrà garantito un colloquio personalizzato sulle prospettive di studio e di lavoro, non solo dipendente. Con i fondi europei della Youth Employment Initiative e del Fondo Sociale saranno poi attivati percorsi di alternanza studio/lavoro, di avviamento al lavoro, di apprendistato, di tirocinio e di auto-imprenditorialità.
L’intervento di Giancarlo Cancelleri (M5S) è stato uno dei più apprezzati. Il parlamentare pentastellato ha attaccato le inesistenti politiche di programmazione del Governo Crocetta ed ha bollato come inutili ed inefficaci i finanziamenti per i “Cantieri Sociali”: “diamo un’elemosina a gente che ha bisogno per tre mesi, e poi? Servono interventi strutturali per favorire solidi interventi in favore del lavoro”.
Nello Musumeci (Lista Musumeci) ha criticato Crocetta, reo di non portare in aula alcun provvedimento volto allo sviluppo dell’isola. Per Musumeci, inoltre, uno dei motivi della crisi del commercio siciliano sono i centri commerciali, poiché per questi ultimi non vi è stata alcuna regolamentazione volta a limitarne la proliferazione, ciò secondo l’ex Presidente della Provincia di Catania ha ucciso il tessuto siciliano delle piccole imprese.
Anthony Barbagallo (Partito Democratico) ha invece difeso -seppur parzialmente e in maniera non convintissima- il Governo Crocetta, dicendo che si sta cercando di fare il possibile con risorse molto ridotte. Secondo l’ex lombardiano il Pd farà il possibile per stimolare Crocetta a programmare serie politiche di sviluppo.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 23/11/2013)




sabato 16 novembre 2013

Sprechi&Politica. Giarre, Comune quasi al collasso, ma 25.000 euro (per una ditta esterna) si trovano…

A Villa Margherita si potano gli alberi, si sistemano le aiuole, si rattoppa qualche mattonella. Lavori di routine che dovrebbero essere apprezzati per la loro “normalità”.
Purtroppo, però, Giarre non è una città normale da molti anni, e la nuova maggioranza di governo, che quasi completamente è la stessa degli ultimi dieci anni, finita la luna di miele sta pian piano ritornando alle antiche usanze.
Logica politica e contabile avrebbe voluto che a risistemare Villa Margherita avrebbero dovuto essere coloro che sono preposti a questo compito, ovvero i giardinieri del Comune, e invece no, come accadeva prima accade anche oggi, è arrivata una ditta esterna che per “soli” 25.000 euro si è sostituita ai giardinieri stipendiati con le tasse (salatissime) pagate dai giarresi.
Badiamo bene che i 25.000 euro servono solo ai lavori di giardinaggio e piccola manutenzione, per interventi strutturali più importanti riguardanti soprattutto la fontana del Nettuno, è stato stimato servirebbero altri 50.000 euro. Molti si leccano già i baffi.
Ambienti della maggioranza hanno difeso questa scelta di chiamare maestranze esterne perché i giardinieri comunali non possiedono gli strumenti necessari per gli interventi che necessitava la Villa Margherita. E certo, effettivamente con 25.000 euro non ci si compra neanche “n’serraccu” (una piccola sega)…
Interrogato da noi sulla questione, Ginnunzio Musumeci (Per un’altra Giarre) espone la contrarietà dell’opposizione a questa operazione: “In un momento in cui si alzano le tasse e ci sono priorità che non possono essere realizzate per mancanza di fondi, una fra tutte è la scivola per disabili nella biblioteca, spendere 25.000 euro per il ripristino di una sola villa mi sembra un po’ eccessivo considerato che -continua Musumeci- buona parte del lavoro poteva essere svolto dai nostri giardinieri. Inoltre è accaduto un fatto spregevole poiché, nonostante le ingenti somme spese, il materiale asportato non è stato smaltito ma è stato scaricato presso il campo d’ atletica; che senso ha pulire una zona per sporcarne un'altra?
In ogni caso -chiosa Musumeci- pur non avendo condiviso questo sperpero di risorse pubbliche, spero che questa villa possa essere realmente utilizzata dai nostri concittadini e non dai soli venditori ambulanti abusivi…”.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 16/11/2013)

sabato 9 novembre 2013

Giarre. Gli Ultras: "Sullo sport dal Sindaco solo parole"

Dopo mesi di segnali più o meno evidenti di malcontento, nei giorni scorsi è esplosa la rabbia degli ultras del Giarre Calcio. Ad acclarare la rottura di ogni dialogo con l’amministrazione -rea di non dare attenzioni al calcio e ai gravi problemi dello stadio- è stato uno striscione dai toni molto forti esposto sugli spalti dello stadio. Con questo striscione i tifosi hanno accusato il sindaco di aver sfruttato l’immagine del Giarre Calcio durante la campagna elettorale e di essersene dimenticato una volta eletto.
Per capire meglio le ragioni di questa protesta abbiamo deciso di sentire Nunzio Musumeci, rappresentante del gruppo Ultras “Kaotici”.
Musumeci, la protesta dei tifosi sulle condizioni dello stadio dura da anni. Sinteticamente può spiegarci quali interventi necessita lo stadio e che riscontro avete avuto dall'amministrazione Bonaccorsi?
Lo stadio necessita di urgenti interventi al fine di renderlo agibile. Purtroppo chi gioca in quel terreno non può usufruire degli spogliatoi perché c'è una notevole infiltrazione d’acqua, stesso discorso per la tribuna centrale dove e' saltata parte della copertura. In tutte le tre tribune non ci sono i servizi igienici. E poi potrei elencare tante altre cose ma mi fermo qui…
Purtroppo la nuova amministrazione fa finta di niente e non capiamo il perché.
Perché avete dato vita a questa protesta dai toni forti contro il sindaco?
La contestazione è nata per mandare un segnale forte a questa amministrazione e a far ricordare al sindaco le belle parole seguite da slogan inneggianti agli anni gloriosi del Giarre Calcio, quando lui era giocatore, infatti durante la campagna elettorale si fece fotografare anche con una maglia giallo-blu con su scritto Giarre Calcio.
Sempre in campagna elettorale Bonaccorsi parlò tanto di una sua elezione come “gol della promozione”, mi sa che sta diventando un autogol…
Musumeci, effettivamente, però, è anche vero che il Comune si trova in difficili condizioni economiche. Perché Giarre dovrebbe investire proprio nel calcio?
Giarre deve investire nello sport perché i giovani da Giarre stanno scappando in città limitrofe, senza dimenticare che Giarre una volta era famosa per il calcio e non per le opere incompiute. A Giarre non puoi fare sport, non puoi praticare sport, non puoi seguire lo sport che ami, la sera c'è il coprifuoco perché non organizzano nessun evento. Ma i giovani a Giarre che devono fare? Noi sappiamo che soldi non ce n’è e che quei pochi che ci sono servono per cose primarie, ma noi ultras abbiamo aspettato due mesi prima di protestare contro l’assenza della nuova amministrazione. Non abbiamo chiesto lo stadio nuovo, e neanche di sistemarlo tutto in un sol colpo, ma un minimo di impegno si, questo lo pretendiamo. Addirittura, per fare un altro esempio, quando ai bordi del campo cresce l'erba l'arbitro fa fatica a correrci sopra tanto è alta. I giardinieri del Comune che fanno?!
Noi abbiamo perfino pulito i bagni della tribuna Olimpia, anche se manca l'acqua all'interno, abbiamo pulito con le scope. Ma che dobbiamo fare di più? Ripeto, non chiediamo la luna, vogliamo solo il minimo impegno che ogni amministrazione di un paese civile deve allo sport, ai giovani e al calcio, eccellenza di questa città fino a qualche anno fa.
Senta, invece che rapporto avete voi tifosi con la società? 
Con la società Giarre Calcio siamo in buoni rapporti, d’altronde solo dei pazzi potrebbero investire nel calcio a Giarre senza impianto sportivo.
Vorrei aggiungere una cosa però.
Prego…
Noi restiamo disponibili ad incontrare il sindaco, ma se troveremo ancora un muro di fronte alle nostre richieste andremo avanti con la protesta.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 09/11/2013)

Giarre. Piazza Duomo: decidano solo i cittadini

Durante la sua assemblea pubblica di un mese fa il Sindaco Roberto Bonaccorsi presentò un ambizioso piano di “riscatto urbano”. In mezzo ad una carrellata di importanti opere da realizzare nel breve e nel medio periodo (vedremo quante saranno cantierizzate), non passò inosservata l’”emozionante” presentazione 3D di un progetto che nell’intenzione dell’amministrazione dovrà rivoluzionare Piazza Duomo. L’idea è quella di collegare Piazza Duomo ad una riqualificata Villetta Garibaldi e al Campo Santo Vecchio (dov’è in corso la costruzione della scalinata di collegamento con la piazza), e fin qui l’idea è ampiamente condivisibile; la questione più controversa riguarda invece l’eliminazione del prolungamento di Via Garibaldi che delimita il lato nord della piazza, in modo da chiudere il traffico su quest’arteria centrale, e allargare il perimetro della già enorme piazza.
Ora, per carità, nessuno vuol ergersi ad eterno signor no ad ogni opera che rappresenti una novità, anzi il fatto che l’amministrazione si dia una progettualità di lungo periodo è un fatto positivo, però alcune scelte debbono essere meditate bene, poiché un’opera così importante va realizzata se riconosciuta in grado di dare più benefici che danni. L’aspetto certamente più importante delle conseguenze che quest’opera comporterebbe è che la chiusura del prolungamento di Via Garibaldi e, il conseguente dirottamento del traffico nell’angusta Via Barbagallo, con buonissima probabilità comporterebbero un ingolfamento della già difficilissima condizione della viabilità giarrese, specie negli orari di massimo affollamento. Per questo molti cittadini hanno espresso il loro dissenso (qualcuno propone di pensare prima alle numerose e pericolose buche sparse per le strade della città) o hanno avanzato dei dubbi, perfino alcuni consiglieri di maggioranza, a dire il vero, hanno espresso in privato la loro contrarietà.
Da qui nasce un’idea volta a far diventare i giarresi parte attiva nel processo decisionale su importanti decisioni che incideranno sul futuro della città; e certamente la chiusura di un’arteria centralissima è una decisione importante. Il Comune indica un referendum popolare e si renda promotore di una stagione nuova, dove il cittadino non sia parte attiva solo in occasione delle elezioni. Qualcuno potrà dire: “i referendum costano e il gioco non vale la candela”, ma questo problema può essere superato, magari chiedendo la collaborazione delle molte associazioni iscritte nel registro delle Consulte comunali, oppure un’altra opzione a costo zero potrebbe essere quella di aprire un portale del Comune da dedicare interamente alle consultazioni popolari.
Probabilmente questa è una proposta più “futurista” che “contemporanea”, ma il dovere di ogni buon politico e di ogni buon amministratore dovrebbe essere quello di intravedere il futuro prima degli altri. Oggi la politica recupera credibilità se in grado di stabilire un rapporto codecisionale diretto con i cittadini (ogni giorno e non ogni cinque anni), specie nella situazione di crisi attuale -di semidissesto- ove ogni euro dei contribuenti deve essere speso con cura certosina e per opere veramente utili alla collettività.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 09/11/2013)

sabato 2 novembre 2013

Giarre. Imu seconda casa al massimo: giarresi tra rabbia e rassegnazione

«Abbiamo evitato il dissesto alla città. L'ipotesi alternativa, quella di non aumentare l'aliquota al massimo, avrebbe portato il Comune al dissesto e con il dissesto l'aliquota sarebbe aumentata al massimo ugualmente e, inoltre, sarebbero stati pregiudicati gli interessi dei lavoratori del Comune, dei creditori e della città». Roberto Bonaccorsi ha giustificato così il varo tanto temuta mazzata dell’Imu sulla seconda casa.
Insomma, secondo il Sindaco, ove non fosse arrivato questo nuovo e odioso aumento sull’Imu il Comune sarebbe fallito e addirittura sarebbero stati messi a rischio lavoratori e creditori.
Sarà vero? Vero o no, il semplice spettro del dissesto abilmente agitato da Bonaccorsi -che conosce bene i suoi polli- ha funzionato nel fare rientrare -almeno pubblicamente- i malumori interni alla maggioranza. D’altronde è di facile comprensione per chiunque che il fallimento finanziario del Comune potrebbe provocare una serie di conseguenze gravi per gli attori della politica giarrese, come ad esempio un “tutti a casa” che nessuno dei consiglieri auspica dopo solo qualche mese di consiliatura. Calza a pennello l’esempio di Nello Musumeci a proposito dei numeri non sufficienti all’Ars per sfiduciare Crocetta: “Nessun cappone auspica un Natale anticipato e tutti gli agnelli vorrebbero cancellare la Pasqua dal calendario”.
Eppure, l’aumento al massimo del balzello sulla seconda casa era già stato previsto nel piano di riequilibrio pluriennale approvato durante le “tragiche” sedute di Consiglio del 27 e 28 dicembre 2012. Vale la pena ricordarlo perché furono molti gli appartenenti alla maggioranza della signora Sodano che dissero no a quel piano, contrari ad ogni aumento di tasse. Oggi le elezioni sono ormai alle spalle, loro (i consiglieri antitasse) sono stati rieletti e siccome, mettiamola così, in questi ultimi mesi sono maturati, hanno deciso che per il bene dei giarresi era meglio ritornare sui propri passi e approvare le aliquote Imu al massimo. Tanto si vota tra quattro anni e mezzo! Ma questo lo pensano solo osservatori cattivi, per carità…
E così aumentano le tasse per ripagare gli sperperi di una classe politica largamente rappresentata nell’attuale maggioranza, gli stessi che nel 2012, tanto per fare degli esempi, ha avallato
€ 4.685.000 per un servizio di nettezza urbana che fino a qualche mese fa aveva trasformato Giarre in un set cinematografico sulla monnezza di Napoli; e ancora, € 400.000 per spese legali, € 88.000 per il verde pubblico (dove li avranno spesi?!). Infine, se spendi € 46.000 per la cancelleria e soli
€ 17.000 per la manutenzione delle scuole, il fatto che gli edifici scolastici cadano a pezzi, che Giarre non sia per nulla attrattiva e che la natalità sia sottozero, sono conseguenze del tutto naturali.
Nel frattempo sui social network la notizia dell’aumento Imu ha fatto subito scattare reazioni di rabbia miste a rassegnazione da parte di molti giarresi: “Un anno fa andavano incontro alle elezioni. Adesso hanno il posto assicurato, come dici tu, per altri 4anni e mezzo. Ma io ho una buona memoria”, dice Giovanni; “Ma quale memoria -controbatte un laconico Gabriele- C'è carenza di fosforo in questo ce**o di città”; per Salvo “questi consiglieri sono stati eletti dai giarresi...e di conseguenza meritiamo questo....sono stati eletti ancor peggio alcuni di quelli che strisciavano e ubbidivano silenziosi alla SODANO…TUTTO DETTO…W W W I GIARRESI!”.
Insomma, finita la luna di miele, per Roberto Bonaccorsi non è più sufficiente un’ottima comunicazione di stampo renziano come fatto sin qui. Se il Sindaco non vorrà essere travolto dal discredito come accaduto a quasi tutti gli attori della sua maggioranza dovrà fare cose veramente rivoluzionarie.
Infondo per essere rivoluzionari a Giarre basta poco: basta non fare rimpasti ogni 6 mesi, non piazzare amici degli amici in sottogoverni strategici, non avallare revisioni poco chiare del P.R.G.
Roberto Bonaccorsi avrà il coraggio di ribellarsi al "sistema", mettendo in discussione anche la sua poltrona?
Anche in questo caso il tempo sarà galantuomo.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 02/11/2013)

Riposto. Ecco come si rilancia il turismo nella città del Porto dell'Etna

A poco più di tre mesi dall’insediamento della nuova giunta ripostese, anche nella città del porto dell’Etna è tempo di fare i primi bilanci.
Dando per assodato che Riposto ha una chiara vocazione turistica e che verso essa deve protendere ed investire per creare nuova ricchezza, questa settimana abbiamo deciso di porre alcune domande al Maestro Gianfranco Pappalardo Fiumara, Assessore alla Cultura; Assessore tecnico, ci tiene a precisarlo, perché anche se i rapporti politici tra il Sindaco Caragliano e i “piani alti” di Bronte pare si siano raffreddati, Lui resta sempre e comunque un uomo di sinistra.
Pappalardo Fiumara, quest’estate Riposto si è ripopolata. Che giudizio ha dei suoi primi tre mesi a capo dell'assessorato alla cultura?
Abbiamo aperto Lunedì 29 luglio di fronte ad una affollatissima conferenza stampa alle ore 11 nella suggestiva cornice di Palazzo Vigo, recuperato e rimesso a nuovo per l'occasione dopo anni di abbandono e di immobilismo della precedente Amministrazione. Alla conferenza stampa, a titolo gratuito, hanno partecipato personalità quali Ruggero Sardo, Tuccio Musumeci, Agatino Scuderi, e Andrea Raiti che, altrettanto gratuitamente, ha seguito la direzione artistica dei concerti a Palazzo Vigo. E’ stata presente l'assessore regionale ai Beni Culturali nella persona di Marina La Farina a testimonianza della vicinanza della Regione alle iniziative del nostro Comune. Il Riposto Summer Events” è stato organizzato dal comune di Riposto con il patrocinio dell’assessorato al Turismo, allo Sport e allo Spettacolo della Regione Siciliana, del Porto dell’Etna Marina di Riposto. Abbiamo confermato le aspettative con una ricca rassegna teatrale che ha visto a Riposto artisti del calibro di: Edoardo Guarnera, Manlio Dovì, Tuccio Musumeci ed Enrico Guarneri. Uno spazio è stato dedicato anche al teatro per bambini con “Il libro della giungla” (16 agosto), riadattato e diretto da Giovanna Criscuolo. La Rassegna teatrale al porto ha visto la presenza di un totale di 2370 spettatori paganti.
E poi, la celebre Alda D’Eusanio è stata ospite, invece, della 17esima edizione della manifestazione enogastronomica “Festa del pesce spada”, in programma nel borgo marinaro di Torre Archirafi il 3 e il 4 agosto. La D’Eusanio si è esibita nello stravagante spettacolo “Di cotte e di crude”. La festa del pesce spada ha registrato oltre 5000 presenze!

Si fermi Assessore, abbiamo capito che Riposto quest’anno ha avuto un boom turistico, ma come avete fatto dato che la situazione delle casse comunali non è delle più floride?La Regione ci ha finanziato 2.000 euro quale patrocinio oneroso sempre richiesto da chi vi parla e 1.500 euro quale patrocinio dell'Ars. Di queste somme abbiamo creato di fatto un risparmio in quanto il Comune aveva deliberato un totale per il Summer Events di 13.000 euro spesi tra servizi e compartecipazione alla rassegna teatrale oltre che per spese di Siae e Tasse Varie ovvero servizi.
Ci siamo tenuti dentro queste cifre, già questo credo sia miracoloso. Grazie alle mie conoscenze internazionali abbiamo ospitato artisti che hanno accettato di venire a Riposto quasi per volontariato, altri (come il sottoscritto) si sono esibiti totalmente gratuitamente.
Insomma, un gran bel lavoro che ha fatto rivivere Riposto e guadagnare molto i gestori dei tanti B&B.
Spero che l’anno prossimo il Comune potrà uscire dal regime di spesa 191, solo così potremo veramente immettere definitivamente Riposto nei circuiti internazionali dei cantieri d'arte del Mediterraneo. Le anticipo che Riposto sarà “Cantiere del Mediterraneo”.

Senta Assessore, Lei ci ha raccontato dei mirabolanti risultati ripostesi raggiunti a spese quasi irrisorie. Ma allora, secondo Lei, perché Comuni limitrofi che versano in condizioni economiche difficili ma comunque migliori rispetto a Riposto non sono in grado di dare vita a qualsivoglia evento culturale?Sono un tecnico e sto dando tutta la mia esperienza, la mia conoscenza delle culture internazionali, la mia professione e la mia esperienza anche di docente, tutto questo al servizio esclusivo della città. Noi abbiamo questi risultati. Forse perché abbiamo un Sindaco illuminato?
La chiusura tagliente e piccata dell’Assessore Pappalardo Fiumara sembra esprimere tra le righe un ulteriore segnale della piccola “cortina di ferro” che da qualche tempo sembra essere calata tra Riposto e Giarre. Insomma, i bei tempi dell’immediato post-amministrative sembrano ormai solamente un lontano ricordo.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 02/11/2013)







sabato 26 ottobre 2013

Cultura. Non solo mala politica, Mascali è anche storia, cultura e arte

Spesso si parla di Mascali portandola come esempio massimo di mala politica e commistione delle istituzioni con la mafia. E’ evidente che nel giudizio complessivo su questa cittadina abbiano molto inciso i due scioglimenti del Comune per mafia nel giro di vent’anni. Che poi il primo scioglimento non abbia condotto ad alcun risultato giudiziario e che il secondo sembra dirigersi sulla stessa strada poco importa, il giudizio popolare è comunque impietoso.
Ma Mascali non è solo questo. Mascali è un enorme crogiolo di storia e cultura della zona jonico-etnea, Mascali è stata la città capoluogo dell’omonima Contea, Mascali è stata la città delle industrie agrarie, Mascali è stata la città sepolta dalla lava e ricostruita nel giro di pochi anni.
Questa settimana i riflettori vogliamo puntarli su questa Mascali, regalando uno scatto d’orgoglio a chi la conosce e un’occasione di cultura a chi la sconosce.
Il 6 novembre 1928 una devastante eruzione del vulcano Etna distrusse integralmente la città di Mascali, lasciando praticamente tutti gli abitanti senza abitazione.
Le cronache dell’epoca parlavano di Mascali come una fiorente cittadina dalla vocazione commerciale. Un valido e forte contraltare alla nobile Acireale. Mascali era inoltre nota in tutta Italia per le particolari industrie agrarie dove venivano estratte le essenze dagli agrumi.
Dopo la distruzione, il Governo fascista promise una rapida ricostruzione in un sito diverso da quello originario che si trovava in collina. Gli urbanisti incaricati individuarono l’attuale zona in quanto pianeggiante, più vicina al mare e attraversata dalla SS.114, a metà strada tra Fiumefreddo e Giarre. Il tutto per rendere la nuova cittadina più moderna ed idonea ad uno sviluppo commerciale.
Il sistema urbanistico adottato individuò gli assi viari disposti in modo razionale, secondo uno schema ippodamèo. La commissione suddivise in diverse aree la nuova cittadina, individuando le zone per la costruzione privata di nuove abitazioni e zone destinate all’edilizia popolare (alloggi stabili) per i meno abbienti. Una grande piazza su cui si affacciano il Municipio (allora “Casa del Comune”) e la Chiesa Madre in stile rinascimentale, fa da collante alle due tipologie edilizie al fine di amalgamare meglio i diversi strati sociali.
Le zone atte alle costruzioni private furono quindi suddivise in diversi appezzamenti, quest’ultimi assegnati agli abitanti della vecchia Mascali distrutta che ne inoltrarono richiesta al Commissario. I privati comunque non furono lasciati da soli, infatti oltre a godere dell’esenzione tributaria totale, furono anche sovvenzionati economicamente per la ricostruzione delle case.
Lo Stato comunque, fu sempre vigile sui criteri di costruzione dei privati, dando ad essi dei precisi obblighi da seguire, in seguito al R.D.L. 1927 e alla circolare ministeriale del 31 Agosto 1928, inviata dal ministro ai Lavori Pubblici Giovanni Giurati a tutti i prefetti e Podestà del Regno, al fine che essi s’impegnassero nel far seguire a tutti le nuove norme di sicurezza ed antisismiche volute dal legislatore. Quindi Mascali non solo fu concepita come una città estremamente moderna, fu anche uno dei primi nuclei cittadini interamente costruiti secondo le moderne norme di sicurezza dell’epoca. Il grosso dei lavori fu ultimato entro il 1937, e la leggenda narra che la Piazza Duomo fu ultimata in fretta e furia in una sola notte, alla notizia che il Duce, il giorno dopo in visita ad Acireale, avesse espresso la volontà di visitare la nuova città. Il giorno dopo effettivamente il Duce passò da Mascali, ma solo per un rapida sosta alla stazione con saluto dalla finestra del treno diretto ad Acireale.
Architettonicamente Mascali esprime tutto lo sviluppo e l’inquietudine artistica di quegli anni, divisa a metà, tra edifici ispirati alle linee taglienti del futurismo ed edifici di stampo conservatore volgenti ancora ad uno stile ottocentesco. Gli edifici pubblici invece, sono espressione della cosiddetta “architettura di Stato”, ovvero un razionalismo che fa da compromesso tra conservatorismo e modernità, lo stesso Mussolini disse a tal proposito: “Un’arte che deve guardare al passato e al tempo stesso l’avvenire. Noi non dobbiamo rimanere dei contemplativi, non dobbiamo sfruttare il patrimonio del passato. Noi dobbiamo creare un nuovo patrimonio da porre accanto a quello antico, dobbiamo creare un’arte nuova, un’arte dei nostri tempi, un’arte fascista”. E’ cosa nota a pochi che per l’urbanizzazione e la progettazione architettonica della città di Mascali, il regime si avvalse della consulenza di illustri architetti, tra i quali spicca Camillo Autore (allievo di Ernesto Basile), famoso per la risistemazione del lungomare di Reggio Calabria e la progettazione del monumento dedicato a Vittorio Emanuele III che troneggia sul sopracitato lungomare.
Autore a Mascali si occupò della progettazione della “Casa del Comune” e dello stabile che ospita tutt’oggi la scuola elementare che si affaccia su Piazza Dante.
Insomma, Mascali è un piccolo grande tesoro architettonico e culturale rimasto coperto sin oggi per ignoranza e per via della “democratica idea egemone” che ha visto in questa città tratti artistici troppo “fascisti”. Ma oggi, dopo le prese di posizione di eminenti esponenti della cultura come Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio, i quali hanno definito lo stile novecento come ultima forma di archittettura originale made in Italy degna di nota, la speranza è che ogni forma di tabù possa cadere, dimostrando che Mascali ha una grande storia da raccontare, dopo lunghi decenni di silenzio.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 26/10/2013)



Giarre. Rifiuti, M5S lancia il Progetto “Delattinizzazione” e attacca: “sui rifiuti amministrazione fallimentare”

Ogni tanto nella gattopardesca politica giarrese avviene qualcosa di nuovo, è il caso della campagna di “deLattinizzazione” lanciata dal Movimento 5 Stelle di Giarre. L’iniziativa dei pentastellati giarresi mira a sensibilizzare i cittadini verso una nuova concezione della differenziata, dopo la traumatica e fallimentare esperienza della raccolta differenziata “totale” imposta con modalità tutt’altro che accettabili dall’Ato Joniambiente. Come si legge dal sito www.giarre5stelle.it: “L’iniziativa si prefigge un triplice obiettivo: in primis la promozione di un comportamento di responsabilità civile nei confronti del proprio territorio – obiettivo importante se si considera che una singola lattina impiega dai dieci ai cento anni per essere smaltita dall’ambiente- nella speranza che contagi quanti più cittadini, il riutilizzo di materiale riciclabile, come la Strategia Rifiuti Zero ci insegna e, dulcis in fundo, una finalità sociale che dia una boccata di ossigeno in un periodo generale di crisi a persone che dedicano tempo ed energie a chi soffre”.
Il progetto è ancora in fase di avviamento ma diversi cittadini e molti esercizi commerciali hanno già mostrato il loro interesse. Di più, Giuseppe Tricomi, gestore di una nota panineria mobile nel quartiere Peri, ha addirittura annunciato che per i cittadini che aderiranno all’iniziativa la lattina che consumeranno nel suo locale costerà solo 1€. Esempi come questo dimostrano che in fin dei conti Giarre non è solo immobile apatia.
Ma di cosa si tratta più esattamente? E che vantaggio ne avranno i cittadini?
Ne abbiamo parlato con Francesco Garozzo, attivista a 5 stelle e referente del progetto.
Cos'è di preciso, chi coinvolge e a cosa mira questa campagna?
Progetto “Zona delattinizzata” prevede la raccolta di lattine di alluminio "donate" da esercizi commerciali di Giarre e Riposto che hanno aderito all'iniziativa (fase1) e prevede anche la "donazione" da parte dei cittadini (fase2, quella in corso). Sono state effettuate anche delle raccolte "straordinarie" presso la spiaggia di Riposto. Il progetto mira a sensibilizzare la cittadinanza ad una cultura vera e seria della differenziata. Infatti l'alluminio raccolto verrà, una volta lavato e compattato, consegnato ad una ditta che si occuperà del riciclo. Il ricavato ottenuto verrà dato in beneficienza alla soc. coop "Il Cerchio Magico" che gestisce una casa famiglia in Via Anselmi a Giarre.
Che risposta avete avuto dal lancio di questa campagna a oggi?
La risposta, ad oggi, è stata molto positiva da parte dei gestori dei locali (ristoranti, pubs, bars). I cittadini hanno manifestato un interesse nel progetto. Attendiamo "donazioni" di lattine al più presto.
Più in generale, ma rimanendo sempre sul tema, cosa ne pensate delle politiche dell'amministrazione comunale giarrese in materia di rifiuti?
Ad oggi, completamente fallimentare. La precedente amministrazione ci ha solo preso in giro con la raccolta differenziata e questa amministrazione è dovuta correre ai ripari. Di certo ha risolto una situazione drammatica ma c'è moltissimo lavoro da fare. Speriamo di vedere all'opera una raccolta differenziata degna di città civili.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 19/10/2013)

sabato 19 ottobre 2013

Giarre. 100 x 100 Bonaccorsi: “Rispettati tutti gli impegni sui primi cento giorni”

Sabato scorso è andata in scena al teatro Rex di Giarre l’assemblea pubblica di Roberto Bonaccorsi. Il Sindaco ha raccontato i suoi primi 100 in un comune che vive una grave crisi finanziaria e tenta di riappropriarsi del ruolo di guida dell’area jonico-etnea. La partecipazione di pubblico, lusinghiera per gli organizzatori, è indice della luna di miele tra Sindaco e città e di una certa effervescenza politica del comune jonico, dopo che nella settimana precedente anche l’opposizione aveva convocato un’assemblea pubblica per relazionare sui primi 100 giorni di consiglio comunale. Quello di Bonaccorsi al Rex è un “One Man Show” ben riuscito, lui in piedi a calcare la scena e gli assessori seduti di lato. In principio coglie l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e avere ragione dei suoi avversari in una polemica, risalente ai comizi chiusura della campagna elettorale, sul suo buon operato da assessore al bilancio del comune di Catania: il “suo” piano di rientro è stato approvato e la sua onorabilità professionale è salva. Di lì in poi sarà tutto uno sciorinare di cifre sullo stato di economia e finanza del comune di Giarre: “La verifica delle finanze pubblica che stiamo facendo -afferma Bonaccorsi- è uno degli impegni elettorali mantenuti. La situazione del Bilancio è drammatica, ma non credo al dissesto. Giarre non merita il dissesto e le sue conseguenze pesanti. Rimodulerò il piano di risanamento". Il Sindaco ha annunciato, dunque, di aver finito la lunga fase della ricognizione sulla posizione debitoria dell’ente: sono più di 14 milioni i debiti che eredita dalle precedenti gestioni. Con una variante i debiti saranno spalmati su dieci anni, in luogo dei cinque già previsti, ciò dovrebbe ad un tempo permettere di far fronte a passività superiori alle aspettative e consentire all’amministrazione qualche margine in più per lo svolgimento della propria azione. Bonaccorsi annuncia che, oltre a una riduzione della Tarsu pari al 10%, un 10% verrà rimborsato in 4 anni con una percentuale pari al 2,5 per anno. Il discorso del Sindaco si svolge sul registro del “fare”, ai conti fatti seguono le cose fatte ed è un rincorrersi di provvedimenti volti ad un riassetto complessivo dell’ente al fine di restituire efficacia all’azione e valore alle prestazioni professionali interne: tra destinazione del personale dipendente nelle posizioni coerenti con le qualifiche -col vistoso ricollocamento su strada di vigili urbani precedentemente destinati ad uffici- e creazione di un’area tributi, diversa dall’area finanziaria, nel quadro di un complessivo ridimensionamento di un dirigente più volte, da più parti, additato in campagna elettorale come causa del depotenziamento dell’azione politica degli amministratori. Vanta Bonaccorsi la pulizia della città, la restituzione del decoro e assieme della dignità – sebbene sia stato detto che peggio di così , va da sé, la città non avrebbe potuto essere ridotta- le villette che via via, nel centro e nella periferia, vengono ripulite e pare, talvolta a sentir bene, che per un ente locale del 2013 gli atti di ordinaria amministrazione abbiano assunto i caratteri della straordinarietà in questo tempo di vacche magre. Il Sindaco annuncia poi il costituendo ARO (ambito di raccolta ottimale) e l’impianto di un’isola ecologica nella frazione di Sciara, in un sito già individuato nel passato, poi non realizzato per l’opposizione dei residenti. Quanto al wi-fi gratuito nelle piazze, che l’efficace grafica della comunicazione del sindaco indica come già “Fatto”, sono stati impiantati gli elementi infrastrutturali ma le connessioni non sono ancora attive, in attesa degli aggiudicatari dell’appalto per il servizio. La cosa più sorprendente che si sente dal sindaco è la proposta di una piazza Duomo più estesa sia sul lato corto in direzione della villetta Garibaldi sia sul lato lungo, creando così continuità all’estensione della piazza e nuove occasioni per nuove attività commerciali con affaccio sulla piazza. Pare ricco il bilancio di questi primi giorni del Sindaco tecnico, che domina i numeri, ma per larga parte è parsa la relazione di un presidente dimissionario o sfiduciato in carica per il disbrigo degli affari correnti. L’unico lampo nel progetto per Piazza Duomo, poi tante cose, ma sfugge l’orizzonte di senso politico, la ricerca di un’anima per Giarre e della sua vocazione: che futuro per scuole, servizi, commerci? La dovizia e la competenza sui numeri fanno di Bonaccorsi un eccellente tecnico, resta il dubbio che al netto della buona comunicazione e delle grafiche efficaci la politica sia altra cosa.

(D.L. e Alberto Cardillo - I Vespri, 19/10/2103)

sabato 12 ottobre 2013

Giarre. C'è ancora "Un'altra Giarre" che vuol farsi sentire

La scorsa settimana Salvo Andò e Salvo Vitale hanno chiamato a raccolta il popolo che insieme a loro ha combattuto durante la dura campagna elettorale delle scorse amministrative di giugno.
L’occasione è stata l’assemblea pubblica convocata presso Sala Messina per presentare la nuova Associazione “Per Un’Altra Giarre”, naturale sbocco dell’omonimo Comitato Civico attorno al quale ha ruotato l’intera coalizione che ha sostenuto Salvo Andò nella corsa alla poltrona di primo cittadino.


"Durante la campagna elettorale abbiamo assunto un'obbligazione con la città -spiega Salvo Andò- promettendo che comunque fossero andate le cose non avremmo abbandonato il campo. Oggi ci ritroviamo qui, in un periodo post-elettorale solitamente considerato come "morto", invece siamo qui! Restiamo qui fare opposizione seria, pulita, legalitaria, intransigente, ad un'amministrazione assolutamente in continuità con il passato.
Il nostro -continua Andò- è un movimento aperto che va al di là delle appartenente partitiche dei singoli e saremo alleati di tutti i cittadini liberi che si troveranno sulla nostra lunghezza d'onda".
L’occasione è stata utile anche per fare il punto sui primi cento giorni dell’amministrazione e dell’opposizione. Durante il lungo pomeriggio di dibattito conclusosi quando ormai era sera, sono intervenuti numerosi cittadini e tutti i consiglieri di opposizione eletti tra le fila della coalizione capeggiata dall’ex Ministro, tutti non hanno lesinato aspre critiche all’amministrazione Bonaccorsi.
"Da me non sentirete mai parlare di opposizione costruttiva -dichiara un deciso Giannunzio Musumeci- non si può costruire con chi ha distrutto. In giunta e nel consiglio vedo le stesse facce di chi ha governato negli ultimi 10 anni, vedo inoltre gli stessi capi-bastone, deputati e senatori che hanno già in passato colonizzato Giarre. La vera discontinuità eravamo e siamo noi, ad esempio, se il 52% lo avessimo preso noi il Consiglio sarebbe stato rinnovato per il 70% con l'ingresso di ben 7 donne".
Gabriele Di Grazia (Lista Vitale per Giarre) è invece entrato nel merito di una delle tante promesse fatte dall’attuale Sindaco in campagna elettorale: “Vi interessa un'Audi A6? Il comune la vende. Vogliono 9.000 euro per un'auto di cui non si conosce lo stato e neanche il chilometraggio! Era uno spot della campagna elettorale, in realtà fonti bene informate dicono che non valga la pena neanche sistemarla.
Dicevano che avrebbero comprato un bobcat con i soldi della macchina venduta. Ne sono ancora così sicuri? Non credo. Intanto molti cittadini in buona fede c'hanno creduto”.
Anche il co-leader dell’opposizione Salvo Vitale ha bollato come inconcludente il nuovo Governo cittadino: “Quest'amministrazione ha spacciato la pulitura di due cespugli in una villetta per una rivoluzione. Certo, si dice che Giarre è più pulita di prima, ma come poteva mai essere più sporca? Qualsiasi amministrazione avrebbe avuto il dovere di rendere vivibile la città, questo entra nell'ordinario, non c'è nulla di cui vantarsi. Fin ora -continua Vitale- non abbiamo sentito una sola parola su come il Sindaco abbia intenzione di far uscire il Comune dalla grave crisi economica, ci vengono propinate cose che già sapevamo, senza dire cosa si intende fare; ecco, c’è una totale assenza di politica”. Poi l’affondo sui legami politici extragiarresi: “La verità è che questa maggioranza non ha reciso il cordone ombelicale con Bronte, le vicende come quella della nettezza urbana e il clamoroso silenzio sul progetto della regione sulle aree metropolitane -mentre gli acesi alzano la voce- provano quanto affermiamo. Fin ora niente di nuovo rispetto al passato. In atto solo una lotta contro un dirigente che, voglio sottolineare, anche noi avremmo depotenziato, ma che non può essere considerato natura di tutti i mali".
Durante i lavori dell’assemblea, a testimonianza della natura “multi-partitica” dell’opposizione unita nell’associazione “Per Un’Altra Giarre”, è intervenuta la consigliera del Pd Tania Spitaleri, la quale si è soffermata sulla politica dell’amministrazione a suo dire incentrata solo sugli spot ad effetto: “C'è poco da dire sulle cose fatte da questa amministrazione in questi primi cento giorni. Mi soffermo quindi sul metodo, e vi dico che quest'amministrazione ha saputo solo mettere in atto un meccanismo di comunicazione convulsiva e populista, si vive di post su Fb e specchietti per le allodole. Questa non è politica. Per il momento, abbiamo visto solo apparenza e un Sindaco abbastanza narcisista e chiuso a ogni confronto. La politica invece è partecipazione, militanza ideali”.
A metà dei lavori dell’assemblea è intervenuto anche il Dott. Giovanni Gulisano (Movimento Civico per Giarre), quest’ultimo eletto la scorsa settimana a Presidente della Commissione d’inchiesta sull’Ospedale di Giarre. Gulisano ha dichiarato che la commissione farà tutto quel che sarà nelle sue possibilità per evitare ulteriori depauperamenti del nosocomio giarrese.
Di amministrazione incapace di assumersi le sue possibilità ha invece parlato Raffaele Musumeci, il quale ha puntato il dito sull’ultima vicenda multe-strisce blu: “Su vicende come quella della riduzione delle multe elevate per irregolarità di chi parcheggia nelle strisce blu, bisogna dire che non è stata deliberata in giunta ma scaricano la responsabilità al Consiglio, quindi in un eventuale contenzioso che vedrebbe soccombente il Comune sarebbero i consiglieri a dover rendere conto dell'eventuale danno, non gli amministratori che tanto si vantano”.
A chiusura dei lavori Salvo Andò si è dichiarato soddisfatto della grande partecipazione all’evento, non facendo mancare una mica tanto velata punzecchiatura all’altra opposizione rappresentata dai due consiglieri “danniani” di “Città Viva”: “Sono certo che ripeteremo attività belle e partecipate come questa, magari cercando di coinvolgere anche le altre opposizioni oggi silenziose. In una città viva ci vuole un'opposizione che si fa sentire, se no la città non è più viva...".
Adesso quelli che attendo l’opposizione sono mesi fondamentali, dove dovrà essere messa alla prova la buona amalgama trovata in questo primo scorcio di consiliatura. In primo luogo bisognerà resistere alle “tentazioni del potere” che prima o poi si offriranno a chi siede in Consiglio, e poi bisognerà dimostrare che un’opposizione saggia che vuol bene alla città alza la voce quando è necessario, discute con tutti quando è possibile, propone migliorie quando è doveroso, anche ad atti proposti dalla maggioranza. Insomma, a Giarre serve un’opposizione non “costruttiva” (termine che sa tanto d’inciucio), ma responsabilmente combattiva, sempre capace di alzare la voce con giustezza senza il bisogno di strillare in maniera strumentale.

(Alberto Cardillo - I Vespri, 12/10/2013)








sabato 5 ottobre 2013

Giarre. Ultima chiamata per salvare l'Ospedale: Commissione d'inchiesta e Collegio di Difesa

Ormai da anni guarda all’Ospedale di Giarre paragonandolo ad un malato terminale, ma negli ultimi mesi sta accadendo davvero qualcosa di civilmente ingiustificabile. Fonti ben informate affermano che pezzi del servizio di anestesia vengono portiti  ad Acireale  e addirittura che  negli ultimi tempi l’ intero servizio di cardiologia -che in questi anni ha avuto pazienti per cinque volte in più rispetto a quelli avuti dall'analogo servizio dell'ospedale di  Acireale-  è stato trasferito nel nosocomio acese. La politica del “carciofo”, fatta in questi anni ai danni dell'ospedale di Giarre perché non aveva  santi in paradiso. Un Ospedale di recente apertura, fatto a pezzi da esponenti della mala politica di Acireale e di Bronte. E oggi che Giarre non sembra avere una classe politica in grado di difendere il diritto alla salute dei propri cittadini, lo smantellamento ha ricevuto un nuovo e più forte impulso.
Uno  smantellamento che, per onor di cronaca è giusto ricordare, si era fermato nei primi mesi di quest’ anno, perché movimenti politici e  pezzi di società civile avevano fatto fuoco e fiamme, manifestando e facendo presentare interrogazioni parlamentari. Qualcuno, a ben donde, ha pure minacciato denuncia alla corte dei conti per lo scempio che si faceva del pubblico denaro. Per queste ragioni si è salvata psichiatria e si avuto l'espansione del reparto di medicina . Adesso tutto torna inesorabilmente all'antico. Una volta passate le elezioni i capi partito della zona vanno all'incasso, sapendo che questa amministrazione non è nelle condizioni di difendere il territorio perché politicamente debole e di fatto alle dipendenze di chi ha messo insieme la coalizione vincente. Gli amministratori giarresi sono andati a parlare con l'Assessore alla Sanità a Palermo,  è vero, ma non sono stati ricevuti da nessuno, forse si sono fermati da qualche usciere dell’Assessorato.
Adesso, l’ultima speranza, il Consiglio Comunale adesso ha deciso di  fare una commissione d'inchiesta , ed è un bene che essa si sia fatta, ma l'inchiesta dovrebbe riguardare non ignoti, ma  quegli uomini politici che hanno sostenuto il centro-destra dell’asse Bronte-Grammichele-Acireale, molti dei quali ancora oggi vogliono distruggere il presidio ospedaliero. L'illusione di alcuni leader acesi  è che smantellando Giarre,  Acireale possa diventare ospedale di primo livello è del tutto infondata, si tratta solo di una manovra elettoralistica. Non esiste né la qualità dei servizi né una adeguata  dimensione degli stessi per poter legittimare queste ambizioni.
Se si vuole difendere l'ospedale di Giarre  bisogna chiedere l'applicazione della legge e degli atti amministrativi e riguardo alla programmazione regionale in materia di ospedalità , e bisogna soprattutto far valere la responsabilità contabile di quanti in questi hanno distrutto una risorsa importante come quella del nosocomio giarrese, affermando delle falsità quale quella che l'ospedale stava per crollare , falsità smentita dalle perizie. Quella politica, o meglio, quella mala-politica  non si è resa  conto che così facendo negava il diritto alla salute dei cittadini giarresi  e minacciava  il posto di lavoro di centinaia di persone, tutto questo sol perché bisognava  sistemare qualche primario in più ad Acireale, magari per ricambiarlo dei servizi elettorali resi in  campagna elettorale.
I giarresi  adesso hanno  bisogno di fatti e non di viaggi della speranza a  Palermo dove nessuno si fa carico di questa farsa-tragedia dell'ospedale di Giarre, di fronte alla quale coloro i quali hanno responsabilità amministrative, se ne hanno il coraggio, devono tirare fuori gli attributi, affrancandosi dall’egemonia di chi ha lavorato per la loro elezione, smettendola con le promesse di “fare qualcosa” mentre l’ospedale muore. Ma ormai appare chiaro a tutti, l’ospedale  di Giarre  sarà svenduto, quindi, per un preciso calcolo politico. Si porterà a termine così l'operazione  che è iniziata già con il silenzio della passata amministrazione. Insomma, i giarresi  che negli ultimi anni hanno premiato il centrodestra con decine di migliaia di voti, vengono ricambiati da una classe dirigente del centrodestra siciliano che gli frega  l'ospedale. Tutto ciò, vale la pena sottolinearlo ancora una volta, anche per la scarsissima rappresentatività del ceto di politico di maggioranza che oggi la città esprime. L'unico modo di invertire questa tendenza è quello di fare a latere della  commissione d'inchiesta un buon collegio di difesa, fatta da avvocati che magari per spirito di servizio difendono le ragioni della città e che si rivolgono alla magistratura ordinaria  e amministrativa per fare chiarezza  sulla incredibile sequela di omissione di atti d'ufficio, di false dichiarazioni, di abusi di potere che hanno consentito in questi anni di smantellare pezzo dopo pezzo l’ospedale di Giarre. Può darsi, come qualcuno dice, che le fattispecie di cui sopra sussistono, oppure tutto ciò non è vero e la classe politico di cui abbiamo parlato non ha responsabilità. Bene, allora non ci dovrebbe essere problema ad affidarsi alla lente della Magistratura…o no?

(Alberto Cardillo - IVespri, 05/10/2013)

sabato 28 settembre 2013

Libri. Gabriele Marconi torna in libreria con "Fino alla tua bellezza"

Sabato scorso, presso la sede catanese di “Spazio libero Cervantes”, si è tenuta la presentazione del nuovo libro di Gabriele Marconi: Fino alla tua bellezza. 
Gabriele Marconi è giornalista-scrittore “alternativo”, è tra i fondatori della Società Tolkieniana Italiana, ha collaborato al “Dizionario dell’universo di J.R.R. Tolkien” ed è già stato autore di libri di successo come “Le stelle danzanti”, romanzo dedicato all’epopea dannuziana di Fiume. Ha partecipato, inoltre, come autore alla trasmissione di Radio2 Rai “La Storia in giallo” e inciso due album musicali. 
Nel suo ultimo romanzo "Fino alla tua bellezza" racconta una storia di uomini immersi in un contesto storico fondamentale per la storia europea. Una storia d'amore e di lacerazioni, di idee e di combattimenti.
Il romanzo è ambientato in Spagna nel 1937. In una nazione sconvolta da una sanguinosa Guerra civile Giulio Jentile e Marco Paganoni, dopo aver condiviso il fermento rivoluzionario dell'impresa fiumana di Gabriele d'Annunzio, si ritrovano sul fronte franchista a combattere una loro guerra diversa e privata. All'indomani della battaglia di Guadalajara, si avventurano dietro le linee nemiche per salvare l'anarchico Dado, loro compagno a Fiume, ora condannato a morte dagli stalinisti. Inizia così il romanzo di Marconi, fondato sull'amicizia e sul coraggio, dove la Storia non è che il tragico sfondo contro il quale gli uomini lottano per restare fedeli ai propri ideali e ai propri affetti.
“Ho scritto questa storia -racconta Morsello- pagina dopo pagina, non ho predisposto nulla, non ho telecomandato i personaggi in base a idee precostituite. Credo che questo sia il segreto fondamentale nella costruzione di una storia veramente sentita”.
(Alberto Cardillo - I Vespri, 28/09/2013)

Sisma del 2002, Calabretta: "Lo Stato truffa i cittadini onesti"

Per raccontare questa storia di italica ingiustizia bisogna tornare indietro di qualche anno.
Era la fine del mese di ottobre 2002, alle 11:02 una fortissima scossa, concomitante con l’eruzione del vulcano Etna, scuote la zona jonico-etnea e parte dell’acese, colpendo maggiormente i Comuni di Santa Venerina, Giarre, Acireale, Sant’Alfio, Milo. Il bilancio è catastrofico: centinaia di feriti, 1.300 senza tetto, 3.000 coloro che hanno subito danni.
Per fronteggiare le pesanti ripercussioni della calamità naturale, il Governo Berlusconi decise di dichiarare lo Stato di emergenza, sospendendo il pagamento delle tasse fino al 2005 per i cittadini dei Comuni più colpiti.
Da quella data in poi i cittadini avrebbero potuto pagare il tutto o in un'unica soluzione o in una rateizzazione con 304 rate. Quindi da una parte vi furono coloro che preferirono pagare ugualmente, mentre dall'altra molti decisero di attendere la rateizzazione, e altri -che come spesso accade in Italia- approfittarono della situazione per cercare di non pagare quasi del tutto.
Nel 2007, al fine di incentivare a pagare chi ancora non lo aveva fatto, fu concessa una regolarizzazione: versare i tributi dovuti all’erario ma con uno sgravio del 50%. A questo punto entra in scena il comitato spontaneo “Sisma 2002”, rappresentato dal Dottore Commercialista acese, Rosario Calabretta.
Da allora il comitato di cui sopra si batte contro quella che definiscono una vera e propria “truffa a danno dei cittadini onesti che pagano le tasse”. Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo raggiunto al telefono Rosario Calabretta. “Ci troviamo di fronte ad una vicenda di maleducazione fiscale -afferma il portavoce di “Sisma 2002”- come al solito il fesso è chi paga, chi non paga trova sempre una scappatoia. Chi dopo il 2005 ha pagato tutte le tasse è stato trattato in modo diverso da chi non ha pagato e dopo il 2007 ha potuto usufruire di uno sgravio del 50%.”
Questa vicenda, ricorda inoltra Calabretta, ricalca da vicino quella del 1990, quando a seguito di una calamità naturale causata sempre dai movimenti tellurici dovuti all’attività dell’Etna, fu concessa dapprima una proroga per il versamento dei tributi e poi seguirono una serie di sgravi per chi non aveva pagato che arrivarono addirittura fino al 90%. “Oggi -ricorda Calabretta- vi sono molti cittadini che vogliono indietro i soldi che hanno versato, chiedendo pari trattamento con gli altri più avvantaggiati che hanno usufruito degli sgravi. Per questo chiediamo allo Stato di mettersi in regola, anche perché ben tre sentenze della Cassazione hanno dato ragione alle istanze di quei cittadini a tutti gli effetti truffati dall’erario. Sono oltre 70.000 i ricorsi in corso, cosa accadrà quando molti di questi arriveranno alla sentenza? Lo Stato dovrà restituire i soldi con l’aggravio dei tanti interessi”.
Ma a che punto è oggi la battaglia che si è intestata il Comitato “Sisma 2002”?
“Dopo quasi dieci anni di lotte -spiega un quasi rassegnato Calabretta- mi sento un po’ disarmato. Gli alti piani della politica non ci hanno sostenuto, anzi c’è stato una sorta di muro di gomma d’innanzi al quale si sono schiantate le richieste di decine di migliaia di cittadini. Nonostante tutto, comunque, abbiamo coinvolto il Consiglio Provinciale di Catania e tutti i 13 Consigli Comunali dei Comuni dove ricadeva l’area dei cittadini che potevano usufruire degli sgravi. I Consigli -aggiunge Calabretta- hanno votato delle delibere chiedendo giustizia per i propri cittadini onesti e dandomi mandato per difenderli nelle sedi opportune”.
Nel 2011 qualcosa sembrava sbloccarsi, quando il Comitato rappresentato da Calabretta, ormai alla ribalta della stampa nazionale, fu ricevuto dall’allora Presidente della Camera, Gianfranco Fini, il quale si impegnò nell’attenzionare la questione. Il gruppo di Futuro e Libertà formulò anche un’interrogazione al Governo, il quale rispose però che chi aveva pagato non aveva diritto ad alcun rimborso.
“Da allora la nostra battaglia ha subito un duro colpo -spiega un dispiaciuto Calabretta- molti di quelli che tra politici e rappresentanti delle categorie ci avevano dato sostegno, una volta spenti i riflettori dei media ci hanno abbandonati e oggi ci troviamo praticamente da soli. I politici locali che siedono a Roma non ci hanno aiutato e perfino la Confcommercio si è defilata quando abbiamo chiesto aiuto a loro per indire una class action. Questo fa capire -chiosa il portavoce di “Sisma 2002”- che è in gioco una grande partita di ordine non solo economico ma anche morale.
Noi comunque non molleremo finché non sarà fatta giustizia”.


(Alberto Cardillo - I Vespri, 28/09/2013)

Giarre: Cambia il comandante dei Carabinieri. Subito operazione anticriminalità

Il 20 settembre scorso, presso la sede della compagnia dei Carabinieri di Giarre, il nuovo Comandante  si è presentato alla stampa. Tenente, facente funzioni Capitano, Claudio Moschella, classe ’84, originario di Messina. Dopo aver frequentato l’accademia militare, ha prestato servizio come comandante e insegnante presso la Scuola allievi Carabinieri di Iglesias e negli ultimi due anni è stato Comandante del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Monreale.
Moschella subentra al Capitano Marcello Mari, quest’ultimo dopo quattro anni (in chiaro-scuro) è stato inviato in Emilia Romagna, alla guida della Compagnia di Ferrara.

In questi prima settimana di lavoro, il neo-Comandante ha fatto il punto della situazione con i suoi collaboratori, riunendo anche i comandanti di tutte le Stazioni facenti capo alla Comapagnia di Giarre.
Moschella, ha subito notato la differenza di fondo tra Monreale e Giarre, puntando l’attenzione sul fatto che quest’ultima a differenza di Monreale non è una città che per cultura e ragioni storico-sociali ha delle incrostazioni criminali insite nel tessuto sociale. Insomma, il Tenente ha subito capito che Giarre è una sorta di “nobile decaduta” in preda ad una violenta occupazione di vandali e criminalità comune di strada.

Negli ultimi anni la questione della sicurezza si è imposta tra i primi punti all’ordine del giorno nell’agenda del Comune di Giarre e di conseguenza di tutta la fascia jonica. Di chi è la responsabilità della recrudescenza del fenomeno della criminalità? Di certo, oltre allo scaricabarile tra istituzioni, i principali fattori sono l’asfissiante crisi economica e la mancanza di risorse adeguate per le forze dell’ordine, costrette a muoversi nell’ambito di una spesa contingentatissima e sotto organico.
A niente sono servite in passato le raccolte di firme di Azione Giovani per il potenziamento della locale Compagnia dei Carabinieri, e di Liberiecittadini per l’apertura di un Commissariato di Polizia a Giarre.

Comunque, il Tenente Moschella ha subito voluto far sentire la sua presenza, dando il via ad una operazione anticriminalità presso il quartiere popolare Jungo.
I militari, coadiuvati dai Vigili del Fuoco e da una squadra speciale di manutenzione dell’Enel, hanno setacciato palmo a palmo il quartiere, controllando garage, scantinati, cortili e anche alcune private abitazioni.
Scopo principale dell’operazione  era quello di scoprire eventuali attività criminali come spaccio o coltivazione di stupefacenti, ritrovamento di beni rubati e l’individuazione di allacci abusivi alla rete elettrica.
Per quanto concerne la parte anti-droga, l’operazione non ha dato i risultati sperati, poiché non sono stati riscontrati né coltivazione né spaccio di stupefacenti, è stato però scoperto un incredibile cunicolo sotterraneo dove non si esclude che fino a poco tempo fa potessero trovare deposito anche ingenti quantità di droga.
Sono state invece riscontrate anomalie nel funzionamento di alcuni contatori dell’energia elettrica, i quali presentavano evidenti segni di manomissione.

A quanto pare, l’operazione di setacciamento della città non finirà qui, infatti nei prossimi giorni dovrebbero essere messe in atto nuove attività di controllo a tappeto, specie nelle zone più popolari, storicamente teatro di numerosi illeciti.

Di certo sono già partiti i posti di controllo dei CC nel centro della città, infatti nei giorni scorsi sono state numerose le sanzioni a carico di automobilisti che hanno infranto il codice della strada, e soprattutto a carico di conducenti di motocicli e ciclomotori che non indossavano il casco, per i quali è scattato il sequestro del mezzo. 

(Alberto Cardillo - I Vespri, 28/09/2013)


venerdì 27 settembre 2013

In Grecia si fa il golpe. Silenzio dei media.

Ore di grande preoccupazione ad Atene. Qualche ora fa il sindacato degli ufficiali di complemento dell'esercito ha pubblicato su internet un forte comunicato, esplicitando precise e pesanti richieste.
I militari chiedono le dimissioni del governo e del presidente della repubblica, invocando un governo di urgenza nazionale, facendo fuori tutti i politici e annullando tutti gli accordi imposti dalla Troika.
La minaccia, presa molto seriamente anche dal Mossad, il potente sistema di servizi segreti israeliano (riconosciuto come il più affidabile del mondo), segue ai quasi dieci giorni di sciopero generale e agli scontri di piazza tra neonazisti e comunisti. Insomma, la Grecia è nel caos e il debole governo di popolari e socialisti non sembra in grado di poter reggere a lungo. Il timore ben fondato, nonostante il silenzio dei media di queste ore, è quello di un effetto domino nei paesi ridotti sul lastrico dalla grande crisi di questi anni.