E’ la notte tra il 9 e il 10 settembre, dei ladri si introducono furtivamente all’interno dei locali della sede distaccata del Comune, il centro sociale “Karol Wojtyla”, dopo aver scassinato la porta d’ingresso si dirigono verso le due macchinette automatiche per la vendita di bevande e dolciumi, le distruggono e portano via qualche spicciolo (e anche qualche cioccolatino). Questo è soltanto l’ultimo dei molti avvenimenti di odiosa criminalità subiti dal centro sociale, infatti nell’ultimo lustro questa struttura è stata più volte vittima di furti, anche misteriosi, come quando furono portati via i certo non modernissimi computer di alcuni uffici…
L’altra notte i delinquenti hanno avuto però una grossa mano dall’incuria della cosa pubblica, poiché come appreso da fonti ben informate, il centro sociale da circa due anni è sprovvisto di antifurto! Una volta guastatosi nessuno ha pensato bene che fosse bene riparare l’importante sistema d’antifurto, soprattutto per proteggere la grande mole di documenti riservati riguardanti migliaia di utenti.
Ma non è finita qua. Il centro sociale “causi ‘i tila”, ribattezzato con questo nome dalla saggezza popolare mascalese, non di certo per mancare di rispetto al grande Papa polacco, quanto per rammentare lo stato di povertà e abbandono della struttura, sotto tutti i punti di vista versa in condizioni da terzo mondo. Appena addentrati nello spiazzale, subito sulla sinistra è possibile ammirare un gigante di ruggine, è il mastodontico impianto di condizionamento costato svariate decine di milioni di lire e mai entrato in funzione. L’ingresso è coperto da una grande copertura in cemento e lamine di metallo, molte di queste sono venute giù e così lassù ha trovato alloggio una folta colonia di uccelli. Entrati dentro l’edificio lo spettacolo è disarmante: alzando gli occhi è possibile vedere come molti pannelli del sottotetto siano distrutti, qualcuno ci spiega che prima che questa struttura -concepita negli anni ’80 e ultimata tra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2000- ospitasse gli uffici del Comune versava in uno stato di quasi abbandono, concessa a delle associazioni locali, così capitava che vi fossero dei bambini che giocavano a pallone dentro il grande salone al primo piano. Un’occhiata agli estintori, sono scaduti due anni fa. Saliti al primo piano volgendo gli occhi verso le porte di sicurezza è possibile vedere che vi sono chiare tracce di scasso, infatti sono chiuse con delle catene, il colmo! Andando verso l’archivio (chiuso perché non c’è un dipendente addetto alla sua cura) lo spettacolo è raccapricciante, una montagna di documenti gettati in terra, c’è di tutto, dai bilanci del Comune alle carte d’identità passando anche per un vecchio monitor da computer; sembra il set del film “Operazione Valchiria”, quando i tedeschi diedero alle fiamme grandi mucchi di documenti al fine di non farli cadere in mano ai sovietici che stavano entrando a Berlino. Purtroppo per Mascali e per i mascalesi questo non è un film, ma è l’ordinario spettacolo di abbandono che ormai da anni insiste sulla città che fu capoluogo dell’omonima gloriosa Contea.
In passato ci siamo già occupati delle vicende riguardanti Mascali e sulle speranze che in molti avevano nutrito con l’arrivo dei commissari, dopo lo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa. Altresì, facendo un conto complessivo dell’azione commissariale il risultato è insufficiente, perché se da un lato si è fatto e si sta facendo molto per far quadrare i conti dell’ente, dall’altro lato i cittadini stanno soffrendo una cronica mancanza di servizi essenziali che non è tollerabile: dalle strade piene di sabbia vulcanica e erbacce -di cui vi abbiamo raccontato nei mesi scorsi- passando per la sporchissima Fondachello, fino ad arrivare ad un Cimitero quasi “Off-limits” a causa della mancata pulizia ormai assente da molti mesi.
Una crisi nella crisi quella di Mascali, una città vittima di se stessa e dell’incuria di chi è stato chiamato a governarla.
(Alberto Cardillo - I Vespri)
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