sabato 28 settembre 2013

Libri. Gabriele Marconi torna in libreria con "Fino alla tua bellezza"

Sabato scorso, presso la sede catanese di “Spazio libero Cervantes”, si è tenuta la presentazione del nuovo libro di Gabriele Marconi: Fino alla tua bellezza. 
Gabriele Marconi è giornalista-scrittore “alternativo”, è tra i fondatori della Società Tolkieniana Italiana, ha collaborato al “Dizionario dell’universo di J.R.R. Tolkien” ed è già stato autore di libri di successo come “Le stelle danzanti”, romanzo dedicato all’epopea dannuziana di Fiume. Ha partecipato, inoltre, come autore alla trasmissione di Radio2 Rai “La Storia in giallo” e inciso due album musicali. 
Nel suo ultimo romanzo "Fino alla tua bellezza" racconta una storia di uomini immersi in un contesto storico fondamentale per la storia europea. Una storia d'amore e di lacerazioni, di idee e di combattimenti.
Il romanzo è ambientato in Spagna nel 1937. In una nazione sconvolta da una sanguinosa Guerra civile Giulio Jentile e Marco Paganoni, dopo aver condiviso il fermento rivoluzionario dell'impresa fiumana di Gabriele d'Annunzio, si ritrovano sul fronte franchista a combattere una loro guerra diversa e privata. All'indomani della battaglia di Guadalajara, si avventurano dietro le linee nemiche per salvare l'anarchico Dado, loro compagno a Fiume, ora condannato a morte dagli stalinisti. Inizia così il romanzo di Marconi, fondato sull'amicizia e sul coraggio, dove la Storia non è che il tragico sfondo contro il quale gli uomini lottano per restare fedeli ai propri ideali e ai propri affetti.
“Ho scritto questa storia -racconta Morsello- pagina dopo pagina, non ho predisposto nulla, non ho telecomandato i personaggi in base a idee precostituite. Credo che questo sia il segreto fondamentale nella costruzione di una storia veramente sentita”.
(Alberto Cardillo - I Vespri, 28/09/2013)

Sisma del 2002, Calabretta: "Lo Stato truffa i cittadini onesti"

Per raccontare questa storia di italica ingiustizia bisogna tornare indietro di qualche anno.
Era la fine del mese di ottobre 2002, alle 11:02 una fortissima scossa, concomitante con l’eruzione del vulcano Etna, scuote la zona jonico-etnea e parte dell’acese, colpendo maggiormente i Comuni di Santa Venerina, Giarre, Acireale, Sant’Alfio, Milo. Il bilancio è catastrofico: centinaia di feriti, 1.300 senza tetto, 3.000 coloro che hanno subito danni.
Per fronteggiare le pesanti ripercussioni della calamità naturale, il Governo Berlusconi decise di dichiarare lo Stato di emergenza, sospendendo il pagamento delle tasse fino al 2005 per i cittadini dei Comuni più colpiti.
Da quella data in poi i cittadini avrebbero potuto pagare il tutto o in un'unica soluzione o in una rateizzazione con 304 rate. Quindi da una parte vi furono coloro che preferirono pagare ugualmente, mentre dall'altra molti decisero di attendere la rateizzazione, e altri -che come spesso accade in Italia- approfittarono della situazione per cercare di non pagare quasi del tutto.
Nel 2007, al fine di incentivare a pagare chi ancora non lo aveva fatto, fu concessa una regolarizzazione: versare i tributi dovuti all’erario ma con uno sgravio del 50%. A questo punto entra in scena il comitato spontaneo “Sisma 2002”, rappresentato dal Dottore Commercialista acese, Rosario Calabretta.
Da allora il comitato di cui sopra si batte contro quella che definiscono una vera e propria “truffa a danno dei cittadini onesti che pagano le tasse”. Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo raggiunto al telefono Rosario Calabretta. “Ci troviamo di fronte ad una vicenda di maleducazione fiscale -afferma il portavoce di “Sisma 2002”- come al solito il fesso è chi paga, chi non paga trova sempre una scappatoia. Chi dopo il 2005 ha pagato tutte le tasse è stato trattato in modo diverso da chi non ha pagato e dopo il 2007 ha potuto usufruire di uno sgravio del 50%.”
Questa vicenda, ricorda inoltra Calabretta, ricalca da vicino quella del 1990, quando a seguito di una calamità naturale causata sempre dai movimenti tellurici dovuti all’attività dell’Etna, fu concessa dapprima una proroga per il versamento dei tributi e poi seguirono una serie di sgravi per chi non aveva pagato che arrivarono addirittura fino al 90%. “Oggi -ricorda Calabretta- vi sono molti cittadini che vogliono indietro i soldi che hanno versato, chiedendo pari trattamento con gli altri più avvantaggiati che hanno usufruito degli sgravi. Per questo chiediamo allo Stato di mettersi in regola, anche perché ben tre sentenze della Cassazione hanno dato ragione alle istanze di quei cittadini a tutti gli effetti truffati dall’erario. Sono oltre 70.000 i ricorsi in corso, cosa accadrà quando molti di questi arriveranno alla sentenza? Lo Stato dovrà restituire i soldi con l’aggravio dei tanti interessi”.
Ma a che punto è oggi la battaglia che si è intestata il Comitato “Sisma 2002”?
“Dopo quasi dieci anni di lotte -spiega un quasi rassegnato Calabretta- mi sento un po’ disarmato. Gli alti piani della politica non ci hanno sostenuto, anzi c’è stato una sorta di muro di gomma d’innanzi al quale si sono schiantate le richieste di decine di migliaia di cittadini. Nonostante tutto, comunque, abbiamo coinvolto il Consiglio Provinciale di Catania e tutti i 13 Consigli Comunali dei Comuni dove ricadeva l’area dei cittadini che potevano usufruire degli sgravi. I Consigli -aggiunge Calabretta- hanno votato delle delibere chiedendo giustizia per i propri cittadini onesti e dandomi mandato per difenderli nelle sedi opportune”.
Nel 2011 qualcosa sembrava sbloccarsi, quando il Comitato rappresentato da Calabretta, ormai alla ribalta della stampa nazionale, fu ricevuto dall’allora Presidente della Camera, Gianfranco Fini, il quale si impegnò nell’attenzionare la questione. Il gruppo di Futuro e Libertà formulò anche un’interrogazione al Governo, il quale rispose però che chi aveva pagato non aveva diritto ad alcun rimborso.
“Da allora la nostra battaglia ha subito un duro colpo -spiega un dispiaciuto Calabretta- molti di quelli che tra politici e rappresentanti delle categorie ci avevano dato sostegno, una volta spenti i riflettori dei media ci hanno abbandonati e oggi ci troviamo praticamente da soli. I politici locali che siedono a Roma non ci hanno aiutato e perfino la Confcommercio si è defilata quando abbiamo chiesto aiuto a loro per indire una class action. Questo fa capire -chiosa il portavoce di “Sisma 2002”- che è in gioco una grande partita di ordine non solo economico ma anche morale.
Noi comunque non molleremo finché non sarà fatta giustizia”.


(Alberto Cardillo - I Vespri, 28/09/2013)

Giarre: Cambia il comandante dei Carabinieri. Subito operazione anticriminalità

Il 20 settembre scorso, presso la sede della compagnia dei Carabinieri di Giarre, il nuovo Comandante  si è presentato alla stampa. Tenente, facente funzioni Capitano, Claudio Moschella, classe ’84, originario di Messina. Dopo aver frequentato l’accademia militare, ha prestato servizio come comandante e insegnante presso la Scuola allievi Carabinieri di Iglesias e negli ultimi due anni è stato Comandante del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Monreale.
Moschella subentra al Capitano Marcello Mari, quest’ultimo dopo quattro anni (in chiaro-scuro) è stato inviato in Emilia Romagna, alla guida della Compagnia di Ferrara.

In questi prima settimana di lavoro, il neo-Comandante ha fatto il punto della situazione con i suoi collaboratori, riunendo anche i comandanti di tutte le Stazioni facenti capo alla Comapagnia di Giarre.
Moschella, ha subito notato la differenza di fondo tra Monreale e Giarre, puntando l’attenzione sul fatto che quest’ultima a differenza di Monreale non è una città che per cultura e ragioni storico-sociali ha delle incrostazioni criminali insite nel tessuto sociale. Insomma, il Tenente ha subito capito che Giarre è una sorta di “nobile decaduta” in preda ad una violenta occupazione di vandali e criminalità comune di strada.

Negli ultimi anni la questione della sicurezza si è imposta tra i primi punti all’ordine del giorno nell’agenda del Comune di Giarre e di conseguenza di tutta la fascia jonica. Di chi è la responsabilità della recrudescenza del fenomeno della criminalità? Di certo, oltre allo scaricabarile tra istituzioni, i principali fattori sono l’asfissiante crisi economica e la mancanza di risorse adeguate per le forze dell’ordine, costrette a muoversi nell’ambito di una spesa contingentatissima e sotto organico.
A niente sono servite in passato le raccolte di firme di Azione Giovani per il potenziamento della locale Compagnia dei Carabinieri, e di Liberiecittadini per l’apertura di un Commissariato di Polizia a Giarre.

Comunque, il Tenente Moschella ha subito voluto far sentire la sua presenza, dando il via ad una operazione anticriminalità presso il quartiere popolare Jungo.
I militari, coadiuvati dai Vigili del Fuoco e da una squadra speciale di manutenzione dell’Enel, hanno setacciato palmo a palmo il quartiere, controllando garage, scantinati, cortili e anche alcune private abitazioni.
Scopo principale dell’operazione  era quello di scoprire eventuali attività criminali come spaccio o coltivazione di stupefacenti, ritrovamento di beni rubati e l’individuazione di allacci abusivi alla rete elettrica.
Per quanto concerne la parte anti-droga, l’operazione non ha dato i risultati sperati, poiché non sono stati riscontrati né coltivazione né spaccio di stupefacenti, è stato però scoperto un incredibile cunicolo sotterraneo dove non si esclude che fino a poco tempo fa potessero trovare deposito anche ingenti quantità di droga.
Sono state invece riscontrate anomalie nel funzionamento di alcuni contatori dell’energia elettrica, i quali presentavano evidenti segni di manomissione.

A quanto pare, l’operazione di setacciamento della città non finirà qui, infatti nei prossimi giorni dovrebbero essere messe in atto nuove attività di controllo a tappeto, specie nelle zone più popolari, storicamente teatro di numerosi illeciti.

Di certo sono già partiti i posti di controllo dei CC nel centro della città, infatti nei giorni scorsi sono state numerose le sanzioni a carico di automobilisti che hanno infranto il codice della strada, e soprattutto a carico di conducenti di motocicli e ciclomotori che non indossavano il casco, per i quali è scattato il sequestro del mezzo. 

(Alberto Cardillo - I Vespri, 28/09/2013)


venerdì 27 settembre 2013

In Grecia si fa il golpe. Silenzio dei media.

Ore di grande preoccupazione ad Atene. Qualche ora fa il sindacato degli ufficiali di complemento dell'esercito ha pubblicato su internet un forte comunicato, esplicitando precise e pesanti richieste.
I militari chiedono le dimissioni del governo e del presidente della repubblica, invocando un governo di urgenza nazionale, facendo fuori tutti i politici e annullando tutti gli accordi imposti dalla Troika.
La minaccia, presa molto seriamente anche dal Mossad, il potente sistema di servizi segreti israeliano (riconosciuto come il più affidabile del mondo), segue ai quasi dieci giorni di sciopero generale e agli scontri di piazza tra neonazisti e comunisti. Insomma, la Grecia è nel caos e il debole governo di popolari e socialisti non sembra in grado di poter reggere a lungo. Il timore ben fondato, nonostante il silenzio dei media di queste ore, è quello di un effetto domino nei paesi ridotti sul lastrico dalla grande crisi di questi anni.

martedì 24 settembre 2013

Giarre: zero sicurezza, zero decoro urbano, zero dignità della politica

"Benvenuti a Giarre" - il grande tabellone che dava il benvenuto nella città
dall'ingresso di S. Maria la Strada non si vede più.
La Città di Giarre soffre di gran parte dei mali di cui soffre l’intera Sicilia, poca sicurezza, poca legalità, molto abusivismo, quasi nulla dignità della politica; la peculiarità è che qui questi mali crescono in maniera smisurata, ecco: Giarre è una Sicilia esagerata.
Da almeno due lustri la città che fu capoluogo dalla vasta area jonico-etnea, il centro del commercio e dell’artigianato, è diventata la capitale delle opere pubbliche incompiute, del degrado e della criminalità.
La classe politica che Giarre ha espresso negli ultimi dieci anni se valutata -com’è di giusto- con il metro delle condizioni in cui era la città e in cui è oggi, è da giudicare come inadeguata e fallimentare, poiché se è vero che non tutte le colpe sono della politica, molte delle responsabilità sulla pianificazione dello sviluppo territoriale (che comprende anche la sicurezza) sono da addebitare a chi questo territorio lo ha governato. 
La verità è che Giarre è stata -e guardando i nomi di chi siede in Consiglio continua ad essere- una colonia di potentati politici che hanno avuto cuore tutt’altri interessi rispetto alla crescita morale, materiale e civile della Città.
Così le incompiute restano incompiute e i politici di oggi scaricano le colpe sui politici di ieri, che poi i politici di ieri, da molti vituperati, sono quelli a cui portavano la borsa i “grandi” politici di oggi che tra un giro di porcellum e l’altro hanno anche trovato un insperato scranno romano. Poi dicono che in Italia non c’è mobilità sociale…
Nel frattempo però abbiamo assistito agli spot della precedente amministrazione che, mentre perpetrava enormi buchi di bilancio, propagandava Giarre come capitale europea delle incompiute, rilasciando interviste alla Bbc e inviando pezzi di incompiute alla Biennale di Venezia. Guarda che artisti incompresi sono i giarresi, avranno certamente detto, tra un sorriso e l’altro, i critici continentali e d’oltre frontiera. Oggi -per grazia divina- quella giunta non c’è più, ma presso le incompiute sono tornati i caroselli dei sopralluoghi delle commissioni consiliari; ne sentivamo la mancanza.
E mentre nel palazzo si consumano le solite liturgie, consiglieri che segnano assenze strategiche in Consiglio perché non sono stati accontentati come volevano, altri che vanno in commissione firmano e se ne vanno, e tante altre cose su cui non vale neanche la pena soffermarsi, la città sprofonda in una crisi profonda dettata anche dalla mancanza quasi assoluta di sicurezza. In questi primi venti giorni di settembre già quattro eventi gravi hanno rappresentato la serietà della situazione: per ben tre volte l’Ard discount di Corso delle Province ha subito delle rapine e la Posta di S.Giovanni Montebello è stata oggetto di un tentativo di rapina, quest’ultima ventata solo dal pronto intevernto dei Carabinieri; nella seconda metà di agosto sono stati presi di mira dai rapinatori altri due supermercati, in più vanno considerati i furti di auto (almeno 3/4 al giorno) e le numerosissime denuncie per furti in private abitazioni.
Alla crisi della sicurezza si aggiunge l’assoluta mancanza di un decoro urbano che sia degno del rango di una città capofila, non sono giustificabili in nessuna maniera i cumuli di sabbia nei pressi della Stazione della Circumetena, la sporcizia della piazzetta Macherione, l’abbandono della villetta sita in via Pertini, la tacita e colpevole tolleranza del mercatino abusivo degli extracomunitari nell’ottocentesca ed oggi decaduta Villa Margherita, l’altrettanto colpevolissimo silenzio sulle decine di mercanti abusivi che giornalmente trasformano le strade di Giarre in un mercato natural-abusivo. 
E poi, vogliamo parlare delle condizioni delle strade? Probabilemente la lunga Via Balbia che costeggia la riviera libica, inaugurata da Mussolini negli anni ’30, versa in condizioni milgiori, quantomeno se qualcuno ruba la botola di un tombino, le autorità non la sostituiscono con una transenna e un copertone infilati dentro al tombino medesimo, ma a Giarre abbiamo visto anche questo!
Insomma, Giarre è in una crisi profonda, e il vero danno è che all’orizzonte non vi è la minima speranza di intravedere una classe dirigente capace di risollevare le sorti della città, perché non ci sono gli uomini capaci -e se ci sono, sono in minoranza- e perché infondo non vi è neanche la volontà.

(Alberto Cardillo - I Vespri)

domenica 22 settembre 2013

Il Sondaggio. La rinascita di Forza Italia è un flop

Silvio Berlusconi, 77
Secondo l'ultimo sondaggio dell'Istituto Piepoli la rifondazione di Forza Italia è un flop. Dai dati del sondaggio viene fuori che rispetto all'ultima rilevazione il Pdl, oggi Forza Italia, ha perso un 2% pieno, passando dal 25,5% al 23,5%. Una scelta di cuore andata contro gli interessi della realpolitik e dell'aritmetica? Probabile, visto che molti elettori del Pdl non avevano mai votato la creatura berlusconiana nata nel '94.
Nel frattempo, però, gli alleati del centro destra, Fratelli d'Italia e Lega Nord, sono cresciuti di mezzo punto, attestandosi rispettivamente al 2,5% e 4,5%.
Nel campo della sinistra bene il Pd (29%), stabile Sel (4,5%).
In caduta libera Scelta Civica scesa ormai sotto il 4%, cedendo probabilmente all'araba fenice Udc che dopo aver rischiato l'estinzione è ritornata stabilmente sopra il 2%.

L'intervista. La Mantia: "Ricostruiremo quello che i colonnelli hanno distrutto"

Mauro La Mantia (FdI), 33
La riesumazione di Forza Italia da parte del mai domo Cav. di Arcore ha aperto la strada al riassetto complessivo dell’intero centrodestra. La tentazione veltroniana del partito unico è dunque fallita a destra così come a sinistra (magari si fosse occupato più di cinema e meno di politica).
La scorsa settimana si è svolta a Roma la festa di Atreju, la tradizionale Kermesse del movimento giovanile di An, oggi festa di Fratelli d’Italia. A conclusione della tre giorni romana, Giorgia Meloni, ex Ministro della gioventù, oggi deputato e coordinatrice di FdI, ha lanciato “Officina Italia”, un nuovo laboratorio politico dove discutere di un nuovo centrodestra finita l’era Berlusconi (sempre che il Cav. non s’inventi qualche nuovo e pazzesco colpo di scena). Ma davvero Fratelli d’Italia potrà intestarsi il difficile compito di traghettare verso il futuro lo schieramento politico di cui Berlusconi è tutt’ora padre-padrone? Ne abbiamo parlato con Mauro La Mantia, storico dirigente di Azione Giovani e Giovane Italia, oggi, dopo aver lasciato il Pdl nel dicembre scorso, è uno degli esponenti siciliani più attivi del partito della Meloni.
La Mantia, ad Atreju sono state poste le basi per un nuovo progetto politico denominato “Officina Italia”. L’orizzonte è un nuovo partito di destra o la composizione di un nuovo centrodestra “deberlusconizzato”? 
In Italia, per ragioni storico – politiche, quello che chiamiamo centrodestra in qualsiasi altro Paese europeo si chiama destra. Ad ogni modo per noi sono etichette, quello che conta sono i contenuti. Nel suo intervento Giorgia Meloni ha indicato quali sono i contenuti che Fratelli d’Italia vuole portare in “Officina l’Italia”. Ne cito solo alcuni: la sovranità nazionale, il riposizionamento dell’Italia nell’UE e la questione dell’Euro, la guerra ad ogni privilegio come le pensioni d’oro, la difesa dei valori non negoziabili. Il nuovo centrodestra che abbiamo in mente è molto diverso da quello attuale. Vogliamo programmi chiari, nessun governo tecnico o di larghe intese con la sinistra, elezioni primarie a tutti i livelli e la selezione della classe dirigente secondo criteri di merito e consenso popolare. 

Come giudica lo scetticismo che ha qualcuno da destra -vedi Storace- nei confronti di “Officina Italia”?
È uno scetticismo che francamente non comprendo. Il perimetro tracciato da Giorgia Meloni del nuovo soggetto politico è ancorato a valori e programmi della destra italiana. Non vorrei che qualcuno guardi con sospetto la realtà di un partito, come Fratelli d’Italia, che oltre ad avere una classe dirigente “navigata” ha anche una nuova generazione, di cui la Meloni è la massima espressione, che vuole ricostruire quanto i colonnelli hanno distrutto. 

Le elezioni europee si avvicinano, a quale elettorato punta FdI, e perché gli elettori di centrodestra dovrebbero votare per il vostro partito anziché PdL-FI o altre piccole formazioni a destra?
Gli elettori che sono alla ricerca di una valida alternativa politico – culturale alla sinistra possono trovare in Fratelli d’Italia un nuovo centrodestra che superi errori e contraddizioni di quello vecchio. Penso alla questione dei condannati nelle liste, ai metodi poco politici di selezione della classe dirigente ed ai tanti errori commessi quando eravamo al governo della nazione. Noi abbiamo fatto autocritica, vogliamo voltare pagina.

Alla prossima tornata elettorale troveremo il simbolo di Fratelli d’Italia sulla scheda o ci sarà un rassemblement di più partiti?
Noi continueremo a radicare Fratelli d’Italia sul territorio preparandoci alle prossime elezioni. “Officina Italia” servirà a lanciare un manifesto politico che unisca in Fratelli d’Italia i tanti delusi del centrodestra.

Anche in Sicilia Fratelli d’Italia sta lavorando da mesi al radicamento territoriale. Come giudica il cammino compiuto sin qui e quali saranno i prossimi passi del coordinamento siciliano del partito?
Alle scorse elezioni politiche in Sicilia non sono scattati i seggi quindi rispetto ad altre regioni abbiamo avuto qualche difficoltà. Tuttavia in questi giorni abbiamo ricevuto tanti segnali di vicinanza di ex dirigenti e militanti di An e di altri partiti di centrodestra che vogliono unirsi a noi. Ci aspettano mesi di opposizione nelle piazze contro un governo regionale incapace di risolvere i problemi dei siciliani. 

Il futuro del centrodestra italiano è il tandem Meloni-Tosi?
È una bella suggestione che può realizzarsi. Quella di Tosi e Meloni sono storie politiche diverse che però si incontrano su tanti punti programmatici. Il futuro, credo non molto lontano, del centrodestra è certamente rappresentato da loro.

Ultima domanda. Si dice che Giorgia Meloni sia una Marine Le Pen in salsa italiana, qualche “maligno” dice però che però guarda con troppa attenzione al liberal-conservatorismo e poco alla destra sociale. Che ne pensa?
Io domenica scorsa ho sentito ad Atreju un discorso di alto livello politico di un leader le cui parole d’ordine sono quelle iscritte nella tradizione della destra italiana. Questa tradizione affonda le sue radici nei valori e nei programmi della destra sociale. Da Cameron e la Merkel non ho mai sentito la critica alle lobby finanziarie che affamano ai popoli, l’opposizione ad un’Europa dei tecnocrati, la difesa dello Stato sociale, la tutela della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna, il sostegno alla vita dal concepimento alla morte naturale.

(Alberto Cardillo - I Vespri)

venerdì 20 settembre 2013

Sicilia. "Lombardo non è più mafioso di Crocetta", parola di Vittorio Sgarbi

Uno Sgarbi al vetriolo quello che dalle colonne de Il Giornale ha attaccato la Procura di Catania, dopo che quest'ultima ha chiesto dieci anni per Raffaele Lombardo, colpevole di associazione mafiosa.
"Per far sapere che è arrivato in Sicilia -scrive Sgarbi- dopo la lunga stagione romana, chiede 10 anni di condanna per Lombardo lo stesso procuratore capo Giovanni Salvi, uomo notoriamente di sinistra, come lo era Giancarlo Caselli, che pure mostra di vergognarsene. Occorrerà dunque rivedere la storia del governo di Lombardo per verificare le infiltrazioni mafiose nella Regione, tanto più incredibili perché, con furbizia Lombardo aveva infiltrato nella sua giunta alcuni magistrati noti per integrità, storia personale e lotta alla mafia, come Massimo Russo, Giovanni Ilarda e Caterina Chinnici, figlia di un grande magistrato ucciso dalla mafia".
Nell'articolo Sgarbi parla anche della propria vicenda giudiziaria a seguito dello scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune di Salemi, ove Lui era Sindaco. Il critico d'arte spiega come a distanza di molto tempo la magistratura non sembra essere in grado di motivare con i fatti quella decisione, dato che nessuno è stato arrestato e che c'è solo un indagine in corso a carico di personaggi della vecchia Dc che avevano amministrato prima di Lui.
Insomma, secondo Sgarbi anche in Sicilia c'è una parte della magistratura che gioca alla distruzione di alcuni soggetti politici. Poi l'affondo su Crocetta, "il quale, naturalmente, si proclama nemico della mafia. Che, come di consueto, non manca di fargli avere voti per ottenere norme a proprio danno. Anche Crocetta ha magistrati nella sua giunta. Se fossi in lui comincerei a preoccuparmi. Salvi chi può".

giovedì 19 settembre 2013

Destre. L'inadeguatezza di una foto sbiadita contro la ricostruzione del centrodestra

L'Officina Italia lanciata da Giorgia Meloni la settimana scorsa ha fatto esplodere il grande dibattito sul futuro della destra italiana. In verità qualcosa del genere era già iniziata in estate, spinta sopratutto da Storace e Poli Bortone e parti di Fli, ma rispetto alle discussioni estive -da cui la Meloni si è elegantemente tenuta fuori- il progetto di Officina Italia presenta delle caratteristiche del tutto nuove che hanno acceso l'entusiasmo di molti, ma sono andate di traverso a qualcuno. La Meloni, abituata al mestiere di leader dagli anni alla guida di Azione Giovani, è stata chiara: il suo partito, Fratelli d'Italia, non è interessato a ressemblement degli "0," con i colonnelli (e graduati vari) che la guardano da destra. Quello dell'ex Ministro della Gioventù non è però un aut aut a chi viene da destra (non avrebbe senso), piuttosto le basi che sta cercando di porre sono rivolte ad una "cosa vera" (non "nera") che possa mettere insieme sia la destra sociale che i popolari-conservatori che vogliono guardare oltre il crepuscolare orizzonte berlusconiano. A chiarire ulteriormente la mission del nuovo progetto ci ha pensato la stessa Meloni, ieri sera, subito dopo il video-messaggio di Berlusconi: "Il ritorno a Forza Italia chiude definitivamente l’esperienza del Popolo della Libertà, che non era nato per essere solo la fusione di Forza Italia e Alleanza nazionale ma la sintesi delle molte anime del centrodestra. Sono stati tanti gli esponenti della storia della destra, uniti ai cattolici, laici, riformisti liberali, che hanno scelto di aderire a quel progetto e che oggi, con questo ritorno al passato, non hanno più cittadinanza nel partito fondato da Berlusconi vent’anni fa e per i quali si apre un problema di rappresentanza. È a loro che Fratelli d’Italia rivolge il suo appello -continua la Meloni- proseguiamo insieme quel viaggio togliendoci la soddisfazione di costruire quel centrodestra partecipato, radicato, strutturato, efficiente e onesto che gli italiani desiderano. Officina per l’Italia è lo strumento che mettiamo a disposizione. Vogliamo ripartire dai contenuti e trasformarli in un manifesto politico e culturale, alto ma anche operativo, capace di dare rappresentanza a quella che è una maggioranza culturale in Italia e conferire pari dignità a tutte le diverse sensibilità del centrodestra".
A guardare bene, l'operazione di FdI molto simile a quella di An nel '95, andare oltre la sola destra post-fascista e aprire le porte ad un'altra destra, quella popolare, guardando un po' al modello spagnolo, dove popolari ed ex franchisti militano nello stesso partito. Molti guardano con favore al progetto, altri no. Gli altri (Storace e altri movimentini a destra) chiedono a gran voce un partito di sola destra, guardando alla parola centro come si trattasse di una chimera, tanto che, continuando le analogie con il '95, sembra essere tornati alle tesi di Rauti contro An (ma almeno lui faceva perchè figlio di un'altra tradizione e di un'altra era). C'è molta confusione a destra, non si capisce bene a cosa dovrebbe condurre la riedizione di una destra "menefrego" alle porte del 2014. I risultati li abbiamo già visti in passato, dopo la caduta del muro di Berlino gli elettori hanno sempre punito gli eccessi ideologici, dalla segreteria Rauti dell'Msi, passando per la Fiamma Tricolore, arrivando a La Destra, appunto, di Storace. Molte polemiche, un po' caciottare a dire il vero, sembrano abbastanza strumentali, perchè chi chiede lo scongelamento del simbolo di Alleanza Nazionale, proponendo al contempo una destra sociale tout court, dimentica che i tempi d'oro della creatura politica nata a Fiuggi furono proprio quelli (come già ricordato) dell'apertura ad un modello di destra plurale senza bava alla bocca; e poi bisogna dirlo, dal '93 al 2006 Fini fu il pilota indiscusso di quella bella macchina arrivata nel '96 al 16%; dopo è arrivato il suicidio politico dell'uomo di Montecarlo. Quindi, chi parla di destre dure e pure o ha dimenticato tutto ciò o è in malafede. Forse come detto da qualcuno, chi pretende ritorni alla fiamma ha solo "nostalgia" del vecchio seggio a Montecitorio, Palazzo Madama o Strasburgo.

sabato 14 settembre 2013

Mascali. Degrado senza fine, anche il Centro Sociale cade a pezzi

E’ la notte tra il 9 e il 10 settembre, dei ladri si introducono furtivamente all’interno dei locali della sede distaccata del Comune, il centro sociale “Karol Wojtyla”, dopo aver scassinato la porta d’ingresso si dirigono verso le due macchinette automatiche per la vendita di bevande e dolciumi, le distruggono e portano via qualche spicciolo (e anche qualche cioccolatino). Questo è soltanto l’ultimo dei molti avvenimenti di odiosa criminalità subiti dal centro sociale, infatti nell’ultimo lustro questa struttura è stata più volte vittima di furti, anche misteriosi, come quando furono portati via i certo non modernissimi computer di alcuni uffici…
L’altra notte i delinquenti hanno avuto però una grossa mano dall’incuria della cosa pubblica, poiché come appreso da fonti ben informate, il centro sociale da circa due anni è sprovvisto di antifurto! Una volta guastatosi nessuno ha pensato bene che fosse bene riparare l’importante sistema d’antifurto, soprattutto per proteggere la grande mole di documenti riservati riguardanti migliaia di utenti.
Ma non è finita qua. Il centro sociale “causi ‘i tila”, ribattezzato con questo nome dalla saggezza popolare mascalese, non di certo per mancare di rispetto al grande Papa polacco, quanto per rammentare lo stato di povertà e abbandono della struttura, sotto tutti i punti di vista versa in condizioni da terzo mondo. Appena addentrati nello spiazzale, subito sulla sinistra è possibile ammirare un gigante di ruggine, è il mastodontico impianto di condizionamento costato svariate decine di milioni di lire e mai entrato in funzione. L’ingresso è coperto da una grande copertura in cemento e lamine di metallo, molte di queste sono venute giù e così lassù ha trovato alloggio una folta colonia di uccelli. Entrati dentro l’edificio lo spettacolo è disarmante: alzando gli occhi è possibile vedere come molti pannelli del sottotetto siano distrutti, qualcuno ci spiega che prima che questa struttura -concepita negli anni ’80 e ultimata tra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2000- ospitasse gli uffici del Comune versava in uno stato di quasi abbandono, concessa a delle associazioni locali, così capitava che vi fossero dei bambini che giocavano a pallone dentro il grande salone al primo piano. Un’occhiata agli estintori, sono scaduti due anni fa. Saliti al primo piano volgendo gli occhi verso le porte di sicurezza è possibile vedere che vi sono chiare tracce di scasso, infatti sono chiuse con delle catene, il colmo! Andando verso l’archivio (chiuso perché non c’è un dipendente addetto alla sua cura) lo spettacolo è raccapricciante, una montagna di documenti gettati in terra, c’è di tutto, dai bilanci del Comune alle carte d’identità passando anche per un vecchio monitor da computer; sembra il set del film “Operazione Valchiria”, quando i tedeschi diedero alle fiamme grandi mucchi di documenti al fine di non farli cadere in mano ai sovietici che stavano entrando a Berlino. Purtroppo per Mascali e per i mascalesi questo non è un film, ma è l’ordinario spettacolo di abbandono che ormai da anni insiste sulla città che fu capoluogo dell’omonima gloriosa Contea. 
In passato ci siamo già occupati delle vicende riguardanti Mascali e sulle speranze che in molti avevano nutrito con l’arrivo dei commissari, dopo lo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa. Altresì, facendo un conto complessivo dell’azione commissariale il risultato è insufficiente, perché se da un lato si è fatto e si sta facendo molto per far quadrare i conti dell’ente, dall’altro lato i cittadini stanno soffrendo una cronica mancanza di servizi essenziali che non è tollerabile: dalle strade piene di sabbia vulcanica e erbacce -di cui vi abbiamo raccontato nei mesi scorsi- passando per la sporchissima Fondachello, fino ad arrivare ad un Cimitero quasi “Off-limits” a causa della mancata pulizia ormai assente da molti mesi.
Una crisi nella crisi quella di Mascali, una città vittima di se stessa e dell’incuria di chi è stato chiamato a governarla.


(Alberto Cardillo - I Vespri)

Giarre. Il sacco continua, chiude il Tribunale

Alla fine il miracolo non c’è stato, nel silenzio generale di una città ormai tristemente abituata ad essere depredata, è iniziato lo smantellamento della sede distaccata del Tribunale di Catania sita in Corso Europa, diventerà un archivio. Pensare che la struttura -costata circa cinque milioni di euro- era stata inaugurata poco più di tre anni fa, dopo le solite lungaggini iniziate a metà anni ’90, all’epoca della posa della prima pietra.
A Nicosia, altro comune che perderà il Tribunale, il Sindaco è salito sul tetto e da giorni i cittadini si sono dati ad una pacifica ma incessante protesta, nel tentativo di impedire -o quantomeno di rendere difficile- il trasferimento di cose e documenti. Giarre sonnecchia.
Per mezzo di un comunicato, il presidente dell’associazione giarrese avvocati, Giuseppe Fiumanò, ha dichiarato che “la Corte Costituzionale ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate da Tribunali ordinari, da Tar e anche da alcune regioni in relazione sia alla legge delega sia ai decreti legislativi che hanno previsto la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Quindi, allo stato attuale, il 13 settembre 2013 entrerà in vigore la riforma e tutte le sezioni staccate di Tribunali saranno soppresse. 
Ovviamente questa soppressione porterà maggiori costi per i cittadini che sfortunatamente avranno a che fare con la giustizia italiana, aumenteranno, infatti, le spese di viaggio e le lungaggini burocratiche, nonché molto probabilmente la macchina organizzativa si ingolferà ancora di più, poichè è dalle sette sezioni staccate soppresse, arriveranno a Catania circa dodicimila circa cause in più! 
«Si chiude un presidio di giustizia di prossimità – chiosa Fiumanò – gli uffici verranno dismessi per essere trasferiti a Catania dove i locali sono insufficienti per contenere la massa di persone, personale, fascicoli e avvocati che arriveranno. I tempi della giustizia invece di accorciarsi si allungheranno».
Insomma, con la chiusura del Tribunale si chiude un altro capitolo del grande libro delle depredazioni subite da Giarre negli ultimi anni, nella coscienza popolare adesso avanza a grandi passi la temuta chiusura definitiva dell’Ospedale, epilogo di una triste storia su una città che fu epicentro dell’intera fascia jonico-etnea.

(Alberto Cardillo - I Vespri)


sabato 7 settembre 2013

Giarre: F.Cardillo (PdL), "Non si può escludere l'ipotesi del dissesto"

Francesco Cardillo, 41
A poco più di due mesi dall’insediamento della nuova compagine di governo è già tempo di capire cosa la maggioranza ha messo in atto e cosa sta pianificando, specie riguardo alla delicata questione della gestione dei conti. A tal fine abbiamo intervistato uno degli esponenti più importanti della maggioranza, il Consigliere del Pdl Francesco Cardillo, già Consigliere provinciale dal 2008 al 2013 e Assessore comunale durante il primo mandato di Teresa Sodano.
D. Cardillo, quali misure state mettendo in atto per cercare di raddrizzare le finanze comunali?
R. Al momento ci troviamo a dover esitare alcune delibere e misure che sono obbligatorie. Primo atto saranno le misure correttive in attuazione delle indicazioni della Corte dei Conti con riferimento al rendiconto 2011 e bilancio di previsione 2012. Quel che mi preme sottolineare come Presidente della III^ commissione è che ci siamo dati un ordine dei lavori con un orizzonte che vada oltre i canonici atti obbligatori, assegnandoci un ruolo di controllo propositivo che aiuti l’amministrazione nell’individuazione di voci di spesa da ridimensionare così come possibili entrate che possono essere migliorate. E’ pacifico che a fronte della difficile situazione dell’ente è necessaria una oculata razionalizzazione della spesa.

D. Quindi non ci sono difficoltà nel definire fallimentare quantomeno l’ultimo quinquennio della Sodano…
L’eredità dell’ultimo quinquennio della Sodano rispetto a determinati aspetti sicuramente non è positiva, in quanto si sono assunti impegni che l’ente non poteva onorare.

D. Quindi su questo il Pdl -che è stato azionista di maggioranza di quella compagine- dovrebbe fare autocritica?
R. Su questo il Pdl avrebbe dovuto assumere un atteggiamento più rigido. Sicuramente.

D. Comunque, a proposito di riduzione della spesa, ha suscitato qualche polemica il “manuale” del Sindaco sull’utilizzo ridotto delle Sim card da parte dei consiglieri. Qualcuno ha detto che la montagna ha partorito un topolino…
R.Mah, credo non convenga a nessuno cavalcare questa polemica, al di là dei tecnicismi.

D.Ma sono state tolte queste Sim?
R. Si si, anzi non sono mai state date ai consiglieri e penso che le toglieranno a chi le aveva prima…

D. In tema di spazzatura l’Assessore all’ecologia Patanè aveva annunciato la gestione autonoma della nettezza urbana, poi si è scoperto che non era possibile. Ha ragione chi dice che è stata una grossolana gaffe istituzionale-amministrativa?
R. Su questa polemica non entrerei, credo che interessi poco ai cittadini. Quel che interessa è che ci sia un servizio che funzioni, ovvero quel che è mancato sin oggi, la vicenda-rifiuti ha minato il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini. Qualunque sia la gestione -ora comunque subentreranno le Srr- quel che è importante è che la nostra città possa avere un servizio che non faccia sembrare straordinarie cose ordinarie, tipo strade pulite e cassonetti svuotati con regolarità. Ovviamente abbiamo un’eredità pesante e quindi prima di raggiungere livelli di eccellenza, che vogliamo raggiungere, anche tramite la differenziata, servirà tempo. Ma sicuramente stiamo lavorando in tal senso.

D. Giarre ha una Tarsu molto esosa, eppure la raccolta dei rifiuti non ha funzionato. Lei se la sente di dirci di chi è la colpa?
R. Diciamo che si era venuta a creare una situazione di mancanza di liquidità dell’ente che ha fatto si che si è venuto a rompere un sistema. Diciamo che la struttura dell’Ato ha creato disservizi in quasi tutta la Sicilia, poiché è venuto a mancare il rapporto tra controllore e controllato e ognuno tendeva a rigirare su altri le responsabilità o del mancato pagamento o del mancato servizio stesso, mettendo in moto un circolo vizioso ove nessuno era colpevole, ma a pagarne le spese sono stati i cittadini.

D. A proposito di mancanza di liquidità e difficili condizioni economiche dell’ente: qualcuno dice che ormai il dissesto sia inevitabile…
R. Io penso che il Sindaco abbia inteso svolgere una prima parte del mandato finalizzata alla reale presa di coscienza dello stato dell’arte, per questo ha nominato anche un esperto in materia attingendo dalla sua indennità. Spero che questa fase possa chiudersi al più presto, conoscendo con chiarezza la situazione dell’ente, affinché la III^ commissione possa mettere in essere una serie di atti che, come ho già detto in precedenza, possano aiutare il Comune ad uscire dal guado. In attesa di ciò non si è fatta alcuna spesa che non fosse strettamente necessarie.

D. Quindi a oggi l’ipotesi dissesto non è esclusa?
R. Assolutamente no, non penso si possa escludere. Ci sono i margini per evitarlo ma non si può escludere.

D. Gira voce che nel Pdl si sarebbe trovato un accordo che vuole Orazio Scuderi assessore a gennaio in modo che lo scorrimento della lista faccia rientrare in Consiglio Diego Bonaccorso. C’è qualcosa di vero?
R. Non sono a conoscenza di accordi in tal senso. Sono favorevole affinché chi si è speso in campagna elettorale e sia arrivato a ridosso della “quota elezione” faccia parte attivamente della compagine di maggioranza e di Governo, nonostante la riduzione del numero degli assessori.

D. Quindi Lei non sarebbe contrario ad un Orazio Scuderi assessore…
R. Ma non è che è detto che debba essere Scuderi, ci sono sei eletti del Pdl quindi potrebbe essere uno di questi. Comunque che mi risulti è una discussione prematura che non si è fatta.

D. Cardillo, Lei è uno dei più navigati in Consiglio e le è riconosciuta da tutti puntuale correttezza istituzionale. Altresì, in questo primo scorcio di consiliatura abbiamo assistito ad episodi non altrettanto corretti dei suoi colleghi: consiglieri di maggioranza che fanno mancare il numero legale, altri che in commissione ripetono il malcostume di firmare e andare via. Come pensate di combattere questo svilente stato di cose?
R. Per quanto riguarda la gestione della mia Commissione tutti hanno dato una partecipazione attiva e propositiva. Per dare garanzia agli stessi Consiglieri ho ritenuto di introdurre qualcosa che precedentemente non era previsto, cioè l’inserimento nel registro dell’orario d’ingresso e d’uscita, questo non per tenere sotto scacco i consiglieri, ma per testimoniare il loro effettivo impegno.

D. Ma non è che alcune assenze, specie alcune assenze in sede di Consiglio, celino dei mal di pancia interni alla maggioranza? Tutto ciò non è pericoloso in vista di votazioni importanti tipo bilancio, Imu, Taser?
R. Penso che così in ogni fase di avvio, anche in questa ci possono essere delle aspettavive che però non possono essere tutte esaudite poiché la compagine della maggioranza è molto vasta. Quindi magari qualcuno ha inteso manifestare questa sua insoddisfazione, ma penso che sia stato tutto chiarito. Per il resto nessuno può nascondere la testa sotto la sabbia, se ci si è candidati lo si è fatto per vincere le elezioni e governare, e per governare bisogna anche assumere decisioni che in un primo momento possono sembrare pesanti per i cittadini ma che domani potrebbero darci la soddisfazione di abbassare le tasse. Bisogna essere responsabili.

D. Ultima domanda. Partendo dal suo ultimo ragionamento, nella gestione del governo locale ha inciso la fine dell’era dei partiti organizzati che ha aperto la strada ad individualità che magari si sentono spesso svincolate da doveri di coalizione?

R. Sicuramente. E’ un dato di fatto della politica odierna, lo si vede a tutti i livelli. C’è una tendenza ad un maggior individualismo e ad un “egocentrismo” del Consigliere, quasi come se si fosse unici…

Grazie per la disponibilità…

Grazie a Lei.

(Alberto Cardillo - I Vespri)