Non può cadere nell’indifferenza l’ondata giudiziaria che colpisce burocrazie comunali, politici e sottobosco politico nell’intera zona Jonica. Non c’è da estendere certo i processi alla carta stampata e anzi non è un problema di mero accertamento di responsabilità o di verità giuridica, ma c’è da evidenziare gli elementi caratterizzanti un sistema dove -abusi e illeciti laddove accertati- nel complesso comportamenti di singoli e di gruppi, che possono essere violazioni di altri codici oltre a quello penale e cioè quello deontologico, disciplinare o di etica pubblica, hanno menomato il buon andamento della pubblica amministrazione. C’è da cercare una verità politica in quello che avviene, bisogna cioè risalire alle ragioni della degenerazione di un sistema di rappresentanza democratica e insieme di pubblica amministrazioni, che assieme ai consueti “clienti” continuano a tracciare i contorni di una vita pubblica malata a tutti i livelli. Primo la struttura in tutto e per tutto clientelare del consenso dove lo scambio protezione/fedeltà dove la moneta è il favore, secondo burocrazie inamovibili, più durature degli stessi politici mai sottoposte a serie valutazioni e controlli di efficienza e legalità, terzo il continuo intreccio inestricabile nei cosiddetti “giri di potere” tra politici burocrazie, sottobosco politico, professionisti e imprenditori. Sistema molto diverso dagli schemi clientelari verticistici alto/basso protezione /fedeltà unidirezionale, fa mostra al contrario di una certa circolarità dove ciascuno dei membri del giro –che semmai ha un centro e una periferia dove il valore dello scambio varia- è prima protettore e poi protetto col medesimo soggetto. Sottoponendo a scambio molto spesso i diritti dei più deboli si è materialmente messo fine alla inalienabilità dei diritti fondamentali riconducendoli a schemi causali da compravendita. Questo è minare alla base il patto che ci unisce come comunità umana e politica e mina pure la pace sociale, in una fase in cui la stessa capacità dello Stato a farsi stato sociale “welfare state“ è limitata dalla crisi economica e dai ripetuti tagli lineari e il malcontento cresce assieme alla povertà. Dalla provincia alla grande città dalla periferia al centro, mostra tutta la sua fragilità e oscurità un vecchio sistema di potere, che si è nutrito di un ceto politico incapace di mobilitare masse e opinione, tutt’al più in grado solo di sfruttare il privilegio e il favore,di vasti segmenti di cosiddetta società civile restii al mercato alla concorrenza e al merito, che si sono adagiati all’ombra di potenti di turno, mentre a tenere le chiavi delle macchine amministrative sono rimasti sempre gli stessi burocrati che, incontrollati, hanno visto crescere la loro potenza dentro i vari enti. Questo paese ha una urgente necessità di cambiare di innovare, c’è bisogno di competenze e merito ma c’è anche bisogno che i diritti sociali siano garantiti e non scambiati, questo paese ha bisogno di giovani amministratori estranei a vecchie logiche di potere, di professionisti e imprenditori intraprendenti e che sappiano rischiare, che non degradino nella protezione dei potenti, questo paese -e così Giarre- ha bisogno di giovani ma questi hanno bisogno di una opportunità. E’ il tempo che anche nell’area Jonica i riformisti guidino il cambiamento “l’alternativa ad una società mutata è il buio”.
Dario Li Mura, I Vespri, 21/06/2014
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