lunedì 14 luglio 2014

Giarre. Le politiche culturali e l’inadeguatezza della classe dirigente

A giarrecontemporanea hanno parcheggiato la cultura nel cortile del comune e dicono che c'è spazio di riscatto: l'hanno mica rapita?
Giarrecontemporanea è una città dove resiste una sola libreria, eppure questa è città di scuole, dell'istruzione, ma l'offerta culturale è complessivamente assai ridotta, come pure la domanda. A finire imputata come sempre la politica: non c'è stata e non c'è alcuna politica culturale -non si semina nulla e il raccolto è proporzionale- se poi chi amministra si trasforma in un organizzatore di eventi non si tratta più di visioni politiche differenti su cui scontrarsi o andar d'accordo, semplicemente non c'è più politica, manca la visione di insieme, il progetto, non c'è nessuna sfida da proporre alla città per il futuro. Ora c'è "girare pagina", una rassegna letteraria (nell’immaginazione dell’amministrazione), in realtà niente più che una passerella con vetrina per libri, autori e sindaco (fantastico tirar fuori in un cortile sedie e poltrone e dire "abbiamo fatto la rivoluzione!", lo sanno tutti che le rivoluzioni nascono nei parcheggi, a Giarre poi dove parcheggiare è davvero qualcosa di rivoluzionario hanno parcheggiato la cultura nel cortile del comune...) ma non è che un volantino senza risvolto, l'ennessima trovata parapubblicitaria -buona solo a coprire il vuoto di proposta e attività politica- pronta a non lasciare traccia dopo qualche attimo senza una politica culturale organica e articolata che investa sulle numerose scuole di Giarre e sui talenti che vi crescono, fornendo loro opportunità e occasioni di sviluppo come singoli e per l'intera comunità. Forse la medesima iniziativa ad opera di una associazione sarebbe stata in sé mirabile e forse lo è, ma il punto è può mai essere queste il modo di condurre una politica culturale nella città di Giarre? La città delle scuole può fare salottini letterari snob, dalle 20 alle 22 nelle afose sera di estate, come un trastullo per pochi e chiamare questi eventi “politica culturale”? Davvero l’amministrazione crede che il riscatto di Giarre passi per i salottini? Le politiche culturali sono qualcosa di più serio e andrebbero contestualizzate nella città, nei suoi bisogni e dovrebbero mirare a obiettivi di lungo periodo, strategici, a Giarre paiono due: primo, valorizzazione dei talenti, delle eccellenze coinvolgendo scuole università e istituti culturali; secondo, lotta all’esclusione sociale e all’abbandono scolastico, coinvolgendo scuole e terzo settore (associazioni, volontariato, parrocchie). L’azione politica deve essere mirata a generare il cambiamento della città -questo è avere il “background progressista”- il resto sono chiacchiere su comode poltrone, sotto narcisistici faretti, ma in fondo questa è giarrecontemporanea. Certo, bisognerebbe allora chiarire quali sono e come si conducono e pianificano le politiche pubbliche per la cultura –manca il know how- ed ecco emergere il tema ricorrente di questi corsivi: l’inadeguatezza degli amministratori giarresi, di questa classe dirigente (che non c’è). C'è un investimento di risorse umane e finanziarie, non sotto forma di evento, ma come percorso? No, non c'è, allora amministrare diventa gestione dell'ordinario, in una prospettiva temporale schiacciata su un eterno presente (e il discorso sui fini!?), con qualche pizzico di narcisismo. A qualcuno può andar bene ma a far così poco basterebbe un automa, chessò un'app che seleziona personaggi, organizza eventi e invia inviti. Se forse il dissesto finanziario può essere ancora evitato, sul dissesto culturale dell'attuale classe di governo non ci sono dubbi. Una politica culturale ha bisogno di uno straccio di idea ma a giarrecontemporanea non c'è. Non ci resta che girare pagina sperando di trovare una nuova amministrazione e una storia da scrivere assieme e meglio.

Dario Li Mura, 12/06/2014

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