La regista, con lo sceneggiatore Rosario Lizzio, hanno risposto alle domande che i giovani hanno posto dopo la visione, curiosi sia del lavoro cinematografico, già proiettato e premiato presso la Camera dei Deputati a Roma, ma anche con l’aiuto del docente di italiano del Centro, Giovanni Discolo, hanno dimostrato come un nuovo approccio pedagogico, basato sull’ integrazione-interazione, permetta il progressivo passaggio dal “loro” riferito agli altri come “alterità”, al “noi” uniti, ma con identità diverse ad un tempo.
Nel lavoro filmico sono ben integrate due parti, di cui una prettamente documentaristica con le testimonianze drammatiche di alcuni migranti e la descrizione del lavoro di tutti coloro che collaborano presso il Centro, che ricordiamolo, è tra i più grandi d’Europa, ospitando al momento della proiezione circa 4000 persone; l’altra parte, invece, inserisce la storia-fiction di un padre, giornalista razzista che è costretto dal proprio redattore a scrivere un articolo sul Centro e del piccolo figlio che comunica solo con brevi messaggi scritti su un taccuino. E’ il ribaltamento dello stereotipo di accoglienza, che prevede quasi sempre “noi” ad accogliere “loro”, che ha particolarmente ravvivato il confronto, perché per una volta, sarà una famiglia del “Cara” a festeggiare il compleanno del figlio del regista distratto e cinico.
L’incontro è stato un momento di crescita per i ragazzi che nel confronto con altri giovani con esperienze devastanti di guerra e persecuzione, hanno avuto modo di riflettere sulla loro esperienza di vita e di imparare che il sorriso finale nel docu-film del giovane Hassan, anch’egli presente all’incontro, può considerarsi l’incoraggiamento più riuscito al futuro che ognuno dei giovani di tutto il mondo merita.
(Rosanna Greco - I Vespri)
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