sabato 4 ottobre 2014

Giarre. Il sindaco Bonaccorsi indagato per falso ideologico

Il 21 giugno 2013 Nello Musumeci in piazza Arcoleo affermava: “Roberto a Catania ha evitato il dissesto”. Senza tema di smentite così risulta dalla pagina facebook ufficiale di Roberto Bonaccorsi. Già prima di quel 21 Giugno e ancora dopo Roberto Bonaccorsi non ha mai smesso di richiamarsi alla correttezza, alla professionalità della sua esperienza catanese quale assessore al Bilancio, la mostrava come si fa con la più luccicante delle medaglie. Poi la tempesta. Improvvisi piovono gli avvisi di garanzia e uno raggiunge pure il ripostese –ora giarrese- Roberto Bonaccorsi, assieme a lui ce n’è per l’ex sindaco Stancanelli, l’ex assessore Riva e numerosi dirigenti del comune del capoluogo etneo. L’accusa aver concorso a dissimulare la reale situazione economico finanziaria del Comune di Catania alterando talune poste dei bilanci degli anni 2009, 2010 e 2011, allo scopo di evitare la dichiarazione dello stato di dissesto finanziario dell’Ente locale e lo scioglimento del Consiglio Comunale.
A seguito di esame degli inquirenti che si sono avvalsi della consulenza scientifica di un professore ordinario di “Economia ed Amministrazione delle Aziende Pubbliche” dell’università di Palermo, sono state riscontrate significative anomalie scura l’ombra dell’ignominia: da mago dei conti a illusionista da fiera, uno di quelli con la cassettina di legno e le tre carte. Ed è in questa magica o sarebbe meglio dire illusionistica cornice che ai microfono di Prima Rete l’emittente locale giarrese, il sindaco Bonaccorsi passa dal trionfalistico “Ho salvato Catania” ad un più mesto “Faccio parte di un percorso intermedio” riferendosi al ruolo nel rendiconto del comune di Catania. Ora non sfuggirà neppure al più distratto dei lettori: o ha salvato Catania o faceva parte di un percorso intermedio. Sia come sia, è stato intaccata la gloria delle gesta bonaccorsiane all’ombra du liotru. E’ lecito adesso che data la rilevanza delle accuse mosse e al fine di scongiurare interventi successivi nel tempo che risultino infine tardivi, chiedere che vengano accuratamente esaminati i bilanci del Comune di Giarre così come emergono dal rimodulato Piano Pluriennale di Risanamento, piano che risulta essere stato raddoppiato nella sua lunghezza totale dal Bonaccorsi, con una operazione di ripartizione delle somme da accantonare negli anni al fine di soddisfare i creditori dell’ente negli ultimi 5 anni, così da sgravare in certo senso questi anni di amministrazione Bonaccorsi. Notevoli rilievi sono stati mossi sia per quanto riguarda le somme riscosse dal comune quali tariffa idrica (la cui determinazione sindacale di aumento dei costi è oggetto di inchiesta) e tassa sui rifiuti, specie in ragione del fatto che in periodi in cui la differenziata non è stata eseguita è stato comunque addebitato il costo ai contribuenti oltre ad una non meglio identificata voce “altri costi” che gonfierebbe non si sa a che titolo il costo complessivo del servizio. Ancora dubbi rilevanti sono quelli in merito alla efficacia delle azioni di spendig review effettuate: sono stati realmente abbattuti i costi per gli affitti di immobili? Sono stati davvero disdettati gli operosi contratti di fornitura di servizi telefonici e elettrici? È davvero un risparmio il pool legale o piuttosto una spesa inutile e un abuso per i modi in cui è stato attribuito l’incarico per il servizio? E ancora, si può sapere quanto è l’ammontare certo dei passivi del comune? Non si stupisca il lettore di tutte queste domande, c’è da fare chiarezza, in fondo quello per cui è accusato Bonaccorsi a Catania –ilfalso ideologico- è il modo dei giuristi per definire una balla colossale.nella formazione e nell’approvazione dei documenti contabili in argomento, con specifico riferimento a: -appostamento in bilancio di ingenti quote di “residui attivi” risalenti nel tempo e di dubbia esigibilità, per un importo complessivi di oltre 270 milioni di euro; - “debiti fuori bilancio” per oltre 78 milioni di euro, la cui certezza in ordine alla manifestazione finanziaria avrebbe dovuto indurre l’Amministrazione comunale all’individuazione delle necessarie coperture; - disallineamenti contabili emergenti tra i valori iscritti in bilancio dall’ente locale controllante (Comune di Catania) rispetto a quelli rilevati nei bilanci delle società partecipate per circa 34 milioni di euro; - classificazione di somme, pari a circa 20 milioni di euro, nell’ambito di voci di bilancio dalle quali non emergeva la loro natura di passività. Ed è così che sulla epopea catanese di Bonaccorsi, mito fondativo del tecnico trasversale, buono per ogni padrone, cala il sipario.

Spectator, I Vespri, 04/10/14

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