(Dario Li Mura - I Vespri, 05/04/2014)
sabato 12 aprile 2014
Jonica. Tutti i limiti del "Consorzio Jonia-Taormina-Etna"
Se quello di domenica scorsa doveva essere un convegno di studi sul libero consorzio, che ne approfondisse i profili normativi e gli elementi unificanti la perimetrazione territoriale, il progetto di sviluppo complessivo sotto i più diversi profili, ebbene di certo non lo è stato, per il sol fatto che non è intervenuto né un amministrativista, né un economista, né un sociologo, né un urbanista, insomma nessuno che approfondisse le molteplici caratteristiche scientifiche e tecniche a fondamento. Se invece doveva essere una manifestazione della volontà politica dei comuni interessati non lo era, perché il processo di costituzione di liberi consorzi vede attori principali i consigli comunali, che con apposita delibera dei 2/3 dei consiglieri di ciascun comune devono affermare la volontà di aderire ad un Libero Consorzio di nuovo costituzione, diverso da quello che ricalca i confini delle province regionali, al netto delle aree metropolitane (Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i Comuni, con deliberazione del consiglio comunale adottata a maggioranza di due terzi dei componenti, possono esprimere la volontà di costituire, in aggiunta a quelli previsti dall’articolo 1, ulteriori liberi Consorzi che abbiano i seguenti requisiti: a. continuità territoriale tra i comuni aderenti; b. popolazione non inferiore a 180.000 abitanti) e altri attori principali del percorso di formazione sono i cittadini cui spetta l’ultima parola nel referendum confermativo, ma gli uni e gli altri –consiglieri e cittadini- erano nella gran parte assenti. C’erano alcuni sindaci, cinque in tutto, ma è chiaro che se una cosa ci insegna il modello di funzionamento dell’Unione Europea di questi anni è che gli accordi intergovernativi, tra esecutivi nazionali –e quindi portatori di interessi particolari- sono carenti di visione strategica e di partecipazione democratica. Si chiederà cosa c’entra con i liberi consorzi il c.d. metodo intergovernativo, c’entra il fatto che la proposta del Libero Consorzio denominato Jonia Taormina Etna –con rivendicazioni campanilistiche sin dal nome- viene promossa da un’associazione che ha sede a Giarre, senza essere dunque rappresentativa di interessi generali, e per la quale sorge spontaneo chiedersi quale sia il titolo di legittimazione a far proposte qua e là, e dai sindaci (metodo dunque similare a quello intergovernativo), che dal processo di costituzione sono lasciati a margine dal legislatore, e cercano per loro natura di costruire il nuovo ente evitando concorrenze interne e ritagliandosi posizioni di unicità, aiutati in questo da una legge che prevede solo il criterio di continuità territoriale e di soglia di abitanti, dando vita ad un agglomerato nel complesso disorganico e disomogeneo (cosa ci lega a Furci Siculo?) e a rischio di creare diseconomie di sistema. Una proposta seria non può lasciare a margine le opportunità turistiche, che costituiscono una risorsa produttiva dell’intera area, ma non si può ridurre tutto ad una visione olistica, dove la dimensione turistica sia assorbente, perché è chiaro che la triangolazione tra Etna-porto di Riposto e Taormina è un fatto, ma non ma non è secondario il ruolo di Giarre come centro erogatore di servizi, e centro scolastico, cui sono connessi rapporti con una serie di comuni che non possono essere esclusi dall’ambito del consorzio, proprio perché sono già parte di un sistema, e pure questo è un fatto. Certo, intorno a questa proposta si sta muovendo tutta la retorica dell’associazione che rende i cittadini protagonisti e la retorica dell’entusiasmo (di chi poi?), ma l’unico merito pare che sia quello di essere una proposta tattica, fatta per prima e in tempo, mentre per il valore potenziale dei liberi consorzi di comuni c’è bisogno di una proposta fatta per durare nel tempo e produrre benefici nel tempo, una proposta strategica. Per questo é impensabile disgregare e smembrare l’unita di comuni che condividono l’accesso alla sommità dell’Etna, separare Nicolosi e Zafferana da Linguaglossa e Randazzo, oltre al fatto che effettuare una gestione di servizi di area vasta senza Acireale, che è sostanzialmente contigua al nostro territorio per giungere invece alla Valle d’Agrò e Furci Siculo ecc… creerà gravi diseconomie e renderà vana la finalità del legislatore di realizzare una riduzione e revisione della spesa, ottimizzando la gestione dei servizi. Una decisione che ipoteca i nostri futuri non può essere demandata a portatori di interessi particolari ma ai tipici portatori di interessi diffusi: i partiti politici. E’ chiaro che questo rende necessaria una immediata attivazione dei partiti, in ordine all’individuazione di un percorso che intrecci relazioni politiche tra le assemblee comunali (che secondo la legge sono chiamate ad esprimersi), coinvolgimento delle popolazioni interessate dal sorgere del nuovo ente, partecipazioni scientifiche e tecniche sulle ragioni culturali, economiche, di sviluppo complessivo e all’impatto, agli effetti della gestione nuova originata dal nascere dei liberi consorzi di comuni.
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