Nelle ultime settimane la questione dei Liberi Consorzi sta assumendo dei contorni di difficile interpretazione, vuoi per la confusione generata dalla raffazzonata legge partorita dal Saro di Gela, vuoi per i vari ras politici locali che vorrebbero ognuno ritagliarsi una fetta di influenza in quello che potrebbe sembrare un nuovo giocoL' di spartizione politica.
Ed è purtroppo sul campo della spartizione politica che probabilmente si giocherà la partita della vita sui vari territori.
Sarebbe bello dare vita a questi nuovi enti partendo da una logica puramente ideale volta a mettere insieme territori geograficamente e culturalmente omogenei. Ma se i Comuni continueranno a fare solo baccano, così non sarà, e qualcuno deciderà per tutti.
Il rischio molto serio è che in questo risiko della lottizzazione politica Giarre resti stritolata tra i potentati che negli ultimi 20 anni hanno fatto il bello e il cattivo tempo nella zona jonica, Acireale e Bronte; guardare alle vicende degli ultimi anni che hanno interessato lo smantellamento dell’Ospedale di Giarre per credere.
E allora che fare? La settimana scorsa Dario Li Mura dalle colonne del nostro giornale ha prodotto una riflessione critica sul progetto del Consorzio Jonia-Taormina-Etna che ha dato spunto, però, ad un acceso ed interessato dibattito sul punto, in un momento in cui l’opinione pubblica sembra essere distratta o comunque poco interessata sul tema.
L’impianto della proposta del Consorzio Jonia-Taormina-Etna presentata dall’associazione giarrese “Città Viva” è certamente suggestivo e ambizioso, però gli ultimi stop più o meno altisonanti arrivati da partiti, sindaci e consigli comunali, hanno mostrato tutti i limiti di una buona proposta nata in un territorio culturalmente omogeneo ma politicamente sempre alla ricerca di un “padrone straniero”, patologia acuitasi dal momento in cui -ormai sono decenni- Giarre, città epicentro del territorio jonico, non esprime più una classe politica di rilievo.
E’ vero che questa proposta potrebbe essere migliorata, ad esempio sembra un po’ dispersivo lo sconfinamento del territorio del Consorzio oltre Taormina, sarebbe meglio sostituire quei Comuni d’influenza messinese con altri sulle pendici dell’Etna che più si confanno al criterio di omogeneità territoriale e culturale.
Al netto di quanto detto, comunque, l’idea di realizzare un consorzio di Comuni jonico-etnei con il contributo di Taormina è l’unica che possa evitare il pericolo sempre più evidente che Giarre e i Comuni jonici finiscano sotto “tutela” del Consorzio di cui Acireale vorrà essere capofila una volta fuori dalla Città Metropolitana di Catania. E’ questo il punto da scongiurare con ogni mezzo, non per inutili e anacronistici campanilismi, ma perché -come già detto- l’influenza politica acese non ha mai fatto bene alla nostra zona, anzi.
Ecco perché, partendo da legittimi punti di vista differenti, talvolta disaccordi, bisogna a tutti i costi trovare la sintesi per la realizzazione di un consorzio che veda Giarre capofila di un insieme di Comuni territorialmente omogenei e finalmente liberi dall’egoistica influenza di questa o quella segreteria di deputati regionali o nazionali.
Su questo punto ha ragione Salvo Liotta, relatore del progetto di Città Viva per il Consorzio Jonia-Taormina-Etna: “Vista la storia di questi decenni, prima la DC e poi i vari D'Agostino etc, al fine di spezzare questa sudditanza e trovare una vera autonomia territoriale, è necessario non avere Acireale nel nostro contesto. Poi non è del tutto scontato che Acireale sia il capofila! Purtroppo chi propone non conosce bene la normativa e le sue subdole prassi. Mi spiego, c'è la possibilità che Gela decida di confluire al consorzio dell'ex provincia di Catania, questo lo porrebbe ad essere comune con il maggior numero di abitanti e quindi a guida di tutta l'ex Procincia di Catania. Inoltre la costituzione che inglobi anche Taormina, presuppone comunque passare anche un referendum anche ad Acireale. Poi per espressa volontà degli amministratori del messinese meglio con la città metropolitana che con Acireale. Quindi alla luce di tutto questo meglio essere il Capofila di un territorio di altissimo potenziale, che vassalli di Acireale o peggio di Gela”.
Nel frattempo, però, invece di avere chiarezza e compattezza, si moltiplica la confusione e fioccano i distinguo, come quello del Sindaco di Giardini Naxos, Nello Lo Turco: “Siamo perplessi su quanto indicato dalla nuova legge regionale che sposta il baricentro dell’eventuale nuovo organo di organizzazione del territorio, verso la zona etnea ed in particolare Giarre e Riposto. Per quanto riguarda la mia città chiederò un consulto alle forze produttive, sociali e politiche della città prima di avviare qualsiasi tipo di decisione. Tengo a sottolineare che non manifesto titubanza ad indicare, invece, come zona di riferimento quella del Taorminese, del suo comprensorio e della Città del centauro stessa, per un’ eventuale nuova organizzazione del territorio che verrà fuori dall’abolizione delle provincie”.
Il tempo stringe, dibattete, confrontatevi, litigate, ma fate in fretta. Soprattutto fateci una promessa: mai più succubi di Acireale o Bronte, questa più che una battaglia politica è una battaglia di libertà.
(Alberto Cardillo - I Vespri, 19/04/2014)