Ma Mascali non è solo questo. Mascali è un enorme crogiolo di storia e cultura della zona jonico-etnea, Mascali è stata la città capoluogo dell’omonima Contea, Mascali è stata la città delle industrie agrarie, Mascali è stata la città sepolta dalla lava e ricostruita nel giro di pochi anni.
Questa settimana i riflettori vogliamo puntarli su questa Mascali, regalando uno scatto d’orgoglio a chi la conosce e un’occasione di cultura a chi la sconosce.
Il 6 novembre 1928 una devastante eruzione del vulcano Etna distrusse integralmente la città di Mascali, lasciando praticamente tutti gli abitanti senza abitazione.
Le cronache dell’epoca parlavano di Mascali come una fiorente cittadina dalla vocazione commerciale. Un valido e forte contraltare alla nobile Acireale. Mascali era inoltre nota in tutta Italia per le particolari industrie agrarie dove venivano estratte le essenze dagli agrumi.
Dopo la distruzione, il Governo fascista promise una rapida ricostruzione in un sito diverso da quello originario che si trovava in collina. Gli urbanisti incaricati individuarono l’attuale zona in quanto pianeggiante, più vicina al mare e attraversata dalla SS.114, a metà strada tra Fiumefreddo e Giarre. Il tutto per rendere la nuova cittadina più moderna ed idonea ad uno sviluppo commerciale.
Il sistema urbanistico adottato individuò gli assi viari disposti in modo razionale, secondo uno schema ippodamèo. La commissione suddivise in diverse aree la nuova cittadina, individuando le zone per la costruzione privata di nuove abitazioni e zone destinate all’edilizia popolare (alloggi stabili) per i meno abbienti. Una grande piazza su cui si affacciano il Municipio (allora “Casa del Comune”) e la Chiesa Madre in stile rinascimentale, fa da collante alle due tipologie edilizie al fine di amalgamare meglio i diversi strati sociali.
Le zone atte alle costruzioni private furono quindi suddivise in diversi appezzamenti, quest’ultimi assegnati agli abitanti della vecchia Mascali distrutta che ne inoltrarono richiesta al Commissario. I privati comunque non furono lasciati da soli, infatti oltre a godere dell’esenzione tributaria totale, furono anche sovvenzionati economicamente per la ricostruzione delle case.
Lo Stato comunque, fu sempre vigile sui criteri di costruzione dei privati, dando ad essi dei precisi obblighi da seguire, in seguito al R.D.L. 1927 e alla circolare ministeriale del 31 Agosto 1928, inviata dal ministro ai Lavori Pubblici Giovanni Giurati a tutti i prefetti e Podestà del Regno, al fine che essi s’impegnassero nel far seguire a tutti le nuove norme di sicurezza ed antisismiche volute dal legislatore. Quindi Mascali non solo fu concepita come una città estremamente moderna, fu anche uno dei primi nuclei cittadini interamente costruiti secondo le moderne norme di sicurezza dell’epoca. Il grosso dei lavori fu ultimato entro il 1937, e la leggenda narra che la Piazza Duomo fu ultimata in fretta e furia in una sola notte, alla notizia che il Duce, il giorno dopo in visita ad Acireale, avesse espresso la volontà di visitare la nuova città. Il giorno dopo effettivamente il Duce passò da Mascali, ma solo per un rapida sosta alla stazione con saluto dalla finestra del treno diretto ad Acireale.
Architettonicamente Mascali esprime tutto lo sviluppo e l’inquietudine artistica di quegli anni, divisa a metà, tra edifici ispirati alle linee taglienti del futurismo ed edifici di stampo conservatore volgenti ancora ad uno stile ottocentesco. Gli edifici pubblici invece, sono espressione della cosiddetta “architettura di Stato”, ovvero un razionalismo che fa da compromesso tra conservatorismo e modernità, lo stesso Mussolini disse a tal proposito: “Un’arte che deve guardare al passato e al tempo stesso l’avvenire. Noi non dobbiamo rimanere dei contemplativi, non dobbiamo sfruttare il patrimonio del passato. Noi dobbiamo creare un nuovo patrimonio da porre accanto a quello antico, dobbiamo creare un’arte nuova, un’arte dei nostri tempi, un’arte fascista”. E’ cosa nota a pochi che per l’urbanizzazione e la progettazione architettonica della città di Mascali, il regime si avvalse della consulenza di illustri architetti, tra i quali spicca Camillo Autore (allievo di Ernesto Basile), famoso per la risistemazione del lungomare di Reggio Calabria e la progettazione del monumento dedicato a Vittorio Emanuele III che troneggia sul sopracitato lungomare.
Autore a Mascali si occupò della progettazione della “Casa del Comune” e dello stabile che ospita tutt’oggi la scuola elementare che si affaccia su Piazza Dante.
Insomma, Mascali è un piccolo grande tesoro architettonico e culturale rimasto coperto sin oggi per ignoranza e per via della “democratica idea egemone” che ha visto in questa città tratti artistici troppo “fascisti”. Ma oggi, dopo le prese di posizione di eminenti esponenti della cultura come Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio, i quali hanno definito lo stile novecento come ultima forma di archittettura originale made in Italy degna di nota, la speranza è che ogni forma di tabù possa cadere, dimostrando che Mascali ha una grande storia da raccontare, dopo lunghi decenni di silenzio.
(Alberto Cardillo - I Vespri, 26/10/2013)