Quello del privato
sociale è un mondo quasi del tutto sconosciuto al grande pubblico. Altresì la
funzione svolta dagli operatori del no profit è essenziale per molti italiani che
specie in questo momento di crisi vedono accrescere il loro grado di povertà e
di emarginazione sociale.
Per scoprire questo mondo abbiamo incontrato il Notaio Carlo
Saggio, presidente della Compagnia delle Opere per la Sicilia Orientale.
Nel 1986 Don Giussani
ispirava la nascita della Compagnia delle Opere. Da allora come si è sviluppata
la presenza del privato sociale nella nostra società?
La situazione mostra due facce: da una parte c’è una rete di
opere no profit molto capillare e poco conosciute ma fondamentali per la tenuta
sociale del paese. Dall’altra parte, questa rete composita di piccole e grandi
realtà, è poco conosciuta e riconosciuta, quasi per nulla sostenuta. Quindi si pone
una questione sociale e politica.
Cosa pensa che
possano fare le amministrazioni locali per lenire il disagio sociale che
minaccia la convivenza sociale?
Le istituzioni dovrebbero sostenere il mondo del privato
sociale, poiché il buon senso dovrebbe dettare un atteggiamento di sostegno
sostanziale ad un settore così vicino alle fasce più deboli, intervenendo dove
c’è più difficoltà ad agire, rendendo più efficace questa azione.
In quest’ottica i
Comuni potrebbero collaborare con il banco alimentare o teme che nel campo del
sostegno delle fasce più deboli ci saranno altri tagli?
In un momento di difficoltà bisogna spendere oculatamente,
selezionando le voci di spesa in modo che abbiano la maggiore efficacia
possibile. I dati sull’azione del banco alimentare dicono che un certo utilizzo
di risorse pubbliche ha una ricaduta di efficacia estremamente alta; ogni euro
investito in termini di servizi offerti, in media ne frutta circa quarantatre,
sono numeri notevoli che dovrebbero far riflettere le istituzioni. Ecco,
probabilmente gli amministratori dovrebbero impegnarsi di più nel comprendere
cosa è davvero e come funziona il mondo della solidarietà no profit.
Forse negli ultimi
decenni la politica si è impegnata nel sostegno a politiche mercantiliste e iperliberiste
che a lungo andare rischiano non solo di minare l’unità del paese e lo Stato
Sociale, ma di favorire anche la recessione economica. Che ne pensa?
Certamente, bisogna aver cura dello Stato Sociale, perché
bisogna aver cura delle persone bisognose, è un atto di giustizia personale e
collettiva. La cura delle persone che fanno parte della comunità rinvigorisce
la comunità stessa, quindi crea un tessuto sociale più coeso andando verso la
costruzione di una società che punta alla crescita. Crescita economica e cura
dello Stato Sociale devono camminare insieme, sempre nell’ottica di una spesa
contingentata, di questo ne siamo ben consapevoli.
Come si possono
convincere i giovani a fare impresa, specialmente in Sicilia?
Si possono convincere soltanto guardando all’esempio di
qualcuno che lo sta facendo, non si può dire ad un giovane rischia tu e Io no,
è irrealistico…
Ma nel sostegno alla
giovane impresa le banche possono fare di più, oppure fare credito per loro è
davvero così difficile?
Fare credito per le banche è difficilissimo, poiché hanno
molte meno risorse da utilizzare. Non possiamo ragionevolmente chiedere alle
banche di dare più soldi se nel sistema questi soldi non ci sono. Possiamo però
chiedere due cose: primo, che siano utilizzati bene i soldi che hanno, non
pensando a quanto possono rendere nel breve, ma a quanto possono rendere nel
lungo periodo. Se una banca investe sul territorio e fa crescere l’impresa, ne
avrà un ritorno economico perché quel tessuto di imprese che si svilupperà sarà
da sostegno per la banca stessa. Seconda cosa, le banche devono essere più
virtuose nella gestione, perché le cose che leggiamo sui giornali lasciano
molte perplessità. Ma ripeto, non possiamo dire solamente “dateci più soldi!”,
dobbiamo chiedere invece che i soldi che ci sono devono essere investiti bene,
in particolar modo sull’impresa giovanile, sapendo che il ritorno
dell’investimento non sarà immediato.
C’è una questione
sicurezza che in Italia non attrae investimenti e che allontana quelle imprese
che sono già stanziate sul nostro territorio?
La questione sicurezza c’è e gli imprenditori seri e per
bene ne soffrono, la considerano una umiliazione per tutti gli sforzi che fanno
e un elemento di downgrade nella loro collocazione sul mercato.
Domanda secca: c’è
futuro per la piccola impresa in Sicilia?
Si, c’è un futuro per la piccola impresa, purché anche il
piccolo imprenditore comprenda che l’orizzonte del mercato è cambiato, molto
più ampio di quello in cui si sono confrontati sin oggi. Anche una piccola
impresa deve saper guardare all’estero creando gli strumenti giusti. Vedo un
futuro per tutti quelli che sapranno guardare lontano. Per questo incoraggio i
giovani, perché posseggono la sfrontatezza di pensare a prodotti che devono
essere consumati e utilizzati in mercati anche diversi dai nostri.
In una società
individualista come la nostra, come si può avvicinare un giovane al mondo del
privato sociale?
E’ una domanda molto bella questa. I giovani si possono
avvicinare soltanto incontrando direttamente quelle realtà di cui parlavamo
all’inizio dell’intervista. Una impresa sociale, caritativa ha una grande forza
attrattiva della persona, un grande fascino, perché corrisponde al cuore
dell’uomo. Se ciascuno deve arrivarci da solo è molto difficile, invece,
incontrando chi già c’è dentro è molto più facile; per esempio tutti quelli che
conosco in questo mondo hanno fatto in questo mondo, il parroco, l’amico, il
collega di lavoro…Poi c’è chi si lascia coinvolgere al 10, al 20, al 60%, ma
tutti sono al servizio dei più deboli.

Nato a Catania nel 1958, dove risiede, è coniugato con cinque figli, tre dei quali in affido.
Laureato in Giurisprudenza, presso l’Università degli studi di Catania, è notaio dal 1987 e ha svolto le funzioni notarili prima ad Enna, poi a Castiglione di Sicilia e dal 2000 a Catania.
E’ stato vicepresidente nazionale di Federnotai, componente del Consiglio Notarile Distrettuale di Catania, nonché componente del consiglio direttivo dell’Associazione Notarile Siciliana; inoltre, è stato componente, per nomina del Ministro della Giustizia, della Commissione Ministeriale per la Riforma del Diritto Societario (commissione Vietti), che ha recentemente licenziato la revisione completa della disciplina delle società di capitali e della commissione nominata dalla Fondazione Giuseppe Orlando per la redazione di una proposta di legge delega per la riforma delle persone giuridiche e delle associazione non riconosciute disciplinate dal libro I del codice civile.
E’ docente presso la scuola di notariato Jacopo da Lentini di Catania e presso la scuola di specializzazione per le professioni legali “Antonino Galati” dell’Università di Catania.
Dal 2008 è presidente della Compagnia delle Opere della Sicilia Orientale, associazione a fianco di tanti imprenditori e professionisti che affrontano le sfide economiche, sociali e culturali facendo leva sul senso di responsabilità e sul desiderio di contribuire al bene comune presenti in ogni persona; la CdO si è concretizzata negli anni in multiformi iniziative in ambito profit e non profit.
(Alberto Cardillo - I Vespri)
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