sabato 19 gennaio 2013

MAFIA&RIFIUTI: ECCO COME LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA FA SOLDI CON LA MONNEZZA AI PIEDI DELL’ETNA

Si chiama “Nuova Ionia” l’operazione della Direzione investigativa antimafia di Catania che ha scoperchiato il vaso di pandora sulla sequela di corruttele e connivenze pericolose messa in piedi tra criminalità organizzata, rappresentanti delle istituzioni locali e società addette allo smaltimento dei rifiuti.
L’operazione ha già fatto scattare le manette per  26 persone, ma non per due indagati eccellenti: il Sindaco di Mascali Filippo Monforte e l’ex assessore all’ambiente del Comune di Giarre Piero Mangano,  poiché il Gip ne ha rigettato l’istanza a loro carico formulata dalla Procura di Catania.
Secondo ambienti vicini alla procura, presto potrebbero arrivare nuovi colpi di scena, allargando ancor più un quadro di attività criminali nato e cresciuto sugli enormi guadagni ricavati dagli illeciti connessi allo smaltimento dei rifiuti dei paesi della fascia jonica.
Tutto è partito da intercettazioni e pedinamenti mirati che pian piano, con l’ausilio di attività di riscontro sul territorio, hanno permesso di individuare come personalità di spicco del clan Cintorino avessero allacciato stretti contatti con funzionari della societa Aimeri di Milano, quest’ultima incaricata dall’Ato Joniambiente  per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti dei comuni di Bronte, Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Fiumefreddo di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Maniace, Mascali, Milo, Piedimonte Etneo, Randazzo, Riposto e Sant’Alfio. L’elemento che ha reso l’indagine ancor più interessante e profonda nella sua trama investigativa, è la connivenza di taluni settori delle amministrazioni locali, i quali, sempre secondo le ricostruzioni della DIA, operavano in accordo con la mafia al fine di pilotare scelte riguardanti la raccolta e il conferimento in discarica, anche di materie di riciclo. Nel mirino della magistratura sono inoltre finiti i lavori per la rimozione di varie
microdiscariche affidati mediante la procedura di somma urgenza.
Interessati da questo filone dell’indagine sono funzionari e amministratori di Giarre e Mascali, infatti nelle settimane scorse sono state effettuate numerose perquisizioni documentali che hanno fatto emergere palesi irregolarità che consentivano all’organizzazione di lucrare alle spalle dei contribuenti. Per esempio, dagli atti dell’indagine è emerso che l’organizzazione aveva messo in piedi un sistema per falsificare il peso dei rifiuti conferiti nelle discariche, aumentandone la portata con materiali riciclabili e non, provenienti dalla provincia di Messina, in questo modo lievitavano i costi per l’Ato e conseguentemente per i Comuni.
Nei mesi scorsi era apparso a tutti chiaro che qualcosa non funzionasse negli ingranaggi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nella zona di competenza della ditta Aimeri: autocompattatori dati alle fiamme da ignoti, piano raccolta differenziata quasi al collasso, mancata raccolta dei rifiuti con annesso rischio sanitario. Su questo il presidente dell’Ato Joniambiente, Francesco Rubbino, ha tenuto a precisare che “la società Ato è pronta a collaborare con la magistratura, affinché anche in un settore difficile come quello dei rifiuti possa essere fatta giustizia. La Joniambiente del resto non ha assolutamente mai avuto rapporti con altre società coinvolte nell’inchiesta, ne mai ha sub appaltato lavori. L’unico rapporto che abbiamo tenuto è stato con l’Aimeri Ambiente, cui abbiamo contestato milioni di euro di penalità per servizi non svolti”. Ma visto che i disservizi causati dall’Aimeri erano così evidenti ed in contrasto con il pubblico interesse, in molti si chiedono perché non ci si è adoperati alla rescissione del contratto. Sempre secondo Rubbino, la rescissione è stata impedita dalla normativa regionale e addirittura l’Ato sarà costretto a continuare a servirsi dell’Aimeri fino alla scadenza del contratto. Oltre al danno anche la beffa.
Come se non bastasse, a contorno del già descritto quadro criminale, grazie alle intercettazioni telefoniche sono emerse  altre gravi attività illecite come il traffico di armi e di droga. A tal proposito, però, il Gip ha rigettato alcuni degli atti presentati dalla DDA di Catania (tra cui anche alcune richieste d’arresto), aprendo uno scontro interno alla magistratura, con la procura che ha deciso di presentare ricorso al Tribunale del riesame.
In tutta questa storia c’è un Comune che in particolare sta seguendo questa vicenda con estrema preoccupazione, stiamo parlando del Comune di Mascali. Il municipio della cittadina jonica in questione non è nuovo a vicende di inquinamento criminale, nel 1992 il consiglio comunale fu sciolto per infiltrazione mafiosa, aprendo la strada alla stagione dei commissari. Oggi il timore (per altri la speranza) è che oggi tutto ciò possa ripetersi, dato che ad essere indagati, come già sottolineato, sono pezzi da novanta. Rischiano molto il Sinadco Filippo Monforte, accusato di corruzione aggravata (e favoreggiamento) insieme all’ex assessore Rosario Tropea e Bruno Cardillo, ex dirigente comunale. Secondo l’accusa, grazie ai documenti acquisiti durante le perquisizioni, vi sono elementi incontrovertibili che provano il legame tra l’ente comunale e la cooperativa “Alkantara 2001”, gestita da Roberto Russo, dipendente Aimeri, elemento di spicco del clan mafioso dei Cintorino, già in stato d’arresto dal maggio scorso.

Insomma sembra esserci abbastanza carne al fuoco per determinare un terremoto politico e giudiziario che da Mascali potrebbe allargarsi anche ad altri Comuni. Intanto, però, l’ amministrazione comunale di Mascali, ridotta ai minimi termini, senza un Consiglio comunale (a dicembre si è verificata “la grande fuga” dell’ex presidente del Consiglio Biagio Susinni seguito da un cospicuo drappello di consiglieri), massacrata dalle pesanti e inquietanti inchieste giudiziarie, continua nella propria attività. Stesso discorso (anche se da una posizione d’inquinamento meno pesante) vale per l’amministrazione giarrese della Sig.ra Sodano, dilaniata dalle spaccature interne alla propria maggioranza e che per bocca del Presidente del Consiglio Musumeci “è riuscita a centrare l’unico obiettivo di aver condotto il Comune sulla via del dissesto finanziario”. Andreotti docet: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.

(Alberto Cardillo - I Vespri)